Cartomante a 7 centesimi per ogni minuto di conversazione: “Sindacato mi tuteli”

Carte da cartomante su un tavolo illuminato da due candele.
Lavorava in call center a Taranto.

TARANTO. – “Non ho mai preso in giro nessuno, ho semplicemente letto le carte dicendo con molto tatto quello che riuscivo a decifrare. Quello che ho capito è che in realtà la gente aveva solo bisogno di parlare con qualcuno”. Comincia così il racconto di Alessandra (nome di fantasia), che ha lavorato per oltre un anno come cartomante in un call center di Taranto con la promessa di un guadagno di 7 centesimi per ogni minuto di conversazione.

Lo scorso mese ha lasciato il posto di lavoro perchè svolgeva un impiego full time, ma non nella retribuzione e si è rivolta alla Slc Cgil, che proprio nei giorni scorsi ha segnalato il caso del call center che cerca cartomanti con annunci sul web indicando un compenso tra mille e duemila euro.

“Inizialmente – riferisce Alessandra in una nota diffusa dall’organizzazione sindacale – lavoravo sei ore al giorno, poi siccome i clienti chiedevano di parlare con me ho iniziato a lavorare anche otto ore al giorno. Si lavorava sei giorni alla settimana e ogni mese dovevo garantire due domeniche. Per ottenere il pagamento mensile era un’odissea ogni volta: dopo i primi mesi in cui ricevevo una ricarica postepay mediamente di quasi 400 euro, il referente con cui mi interfacciavo ha cominciato ad accampare scuse per spiegare le mensilità che saltavano”.

Nel regolamento della cooperativa sociale per la quale ha svolto il suo lavoro era previsto addirittura che se la chiamata avesse avuto una durata inferiore a 2 minuti, non le sarebbe stato riconosciuto alcun compenso. Alessandra parlava con persone di età compresa tra i 35 e 60 anni che nelle carte cercano risposte sul futuro.

“Chiedevano – spiega – di lavoro, salute, ma soprattutto dell’amore. C’erano alcuni che volevano sapere cosa pensava il loro partner, se una relazione fosse realmente finita, se il partner avesse o meno altre storie. Le carte però erano un pretesto: la gente aveva bisogno di parlare”.

Un bisogno che evidentemente è costato caro: le telefonate che arrivavano avevano tariffe diverse. “Alcune – racconta Alessandra – duravano al massimo 15 minuti, forse perché era una telefonata attraverso l’899, altre chiamavano il cosiddetto numero geografico e pagavano con carta di credito. Oggi avanzo sei mensilità per un ammontare di quasi duemila euro e i miei referenti sono scomparsi. Io – conclude l’ex operatrice del call center – voglio solo i miei soldi: ho svolto il mio lavoro con onestà. Alla cartomanzia si può credere oppure no, ma io non sono una truffatrice”.

Per Andrea Lumino, segretario generale della Slc Cgil di Taranto, è una storia “doppiamente triste: questa vicenda ancora una volta racconta come c’è chi si arricchisce sui bisogni della gente: sui bisogni di chi chiama cercando risposte e sui bisogni di chi pur di sopravvivere accetta un trattamento da 7 centesimi al minuto. Come Slc Cgil abbiamo un doppio compito: tutelare questa donna che ha fatto onestamente il suo lavoro e porre un freno a questa giungla che favorisce i nuovi schiavisti”.

(di Giacomo Rizzo/ANSA)

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