Mattarella riapre l’Italia al Caucaso: “C’è bisogno di Ue”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, sul terrazzo del palazzo presidenziale con vista giardini.
Baku - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian Ilham Aliyev. (Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

BAKU. – Georgia e Azerbaijan guardano all’ Europa e il presidente della Repubblica gli apre le porte dell’ Italia con una missione economica che inaugura una nuova fase della politica estera italiana. Atteso anche in Armenia a fine luglio, Sergio Mattarella dà respiro politico ai già ottimi rapporti economici con la prima visita di Stato in assoluto nell’area caucasica di un presidente italiano.

Tra la cristiana Georgia e il musulmano Azerbaijan c’è un filo conduttore: si chiama Europa. I due Paesi ex sovietici continuano a guardare con diffidenza alla Russia di Putin e non possono certo scivolare a sud dove trovano un Paese difficile come l’Iran.

“L’Azerbaijan è un partner affidabile in un’area cruciale del mondo e i rapporti tra Roma e Baku poggiano su basi solidissime”, sottolinea Mattarella facendo una sintesi dei suoi colloqui. Accompagnato dal ministro degli Esteri Enzo Moavero in rappresentanza del governo, il capo dello Stato ha potuto toccare con mano quanto il “laico” Azerbaijan sia una ricchissima prateria da percorrere anche in senso politico. Paese cuscinetto di “un’area cruciale”, cerniera tra Est ed Ovest il Paese caucasico è già da anni fondamentale per le nostre riserve energetiche essendo il nostro primo fornitore in assoluto di gas naturale.

Ora l’ambizioso programma di riconversione del presidente Alyev spalanca le porte al “know how” italiano, all’alta tecnologia delle grandi aziende, allo sviluppo capillare delle piccole e medie imprese. Che infatti erano presenti in massa sia a Tiblisi che a Baku dove Mattarella ha partecipato a due forum economici bilaterali che hanno dimostrato quanto sia forte la voglia di collaborare con l’Europa.

Non è quindi un caso che Mattarella e il Governo abbiano confermato senza esitazioni da Baku la necessità di rispettare gli impegni e chiudere nei tempi previsti (2020) la Tap, che è la parte finale di una pipeline che dovrà portare nelle case italiane il gas naturale azero. E lo farà attraverso la parte meridionale dell’Europa evitando così il sempre incerto passaggio dei gasdotti attraverso i territori russi.

Quella del presidente è stata una missione d’avanguardia, una sorta di avanscoperta che ha accertato senza ombra di dubbio come la via sia sgombra per l’Italia. E in tempi di dazi e barriere sarebbe uno spreco per il Governo declinare un invito così caloroso.

(Dell’inviato Fabrizio Finzi/ANSA)

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