Dazi e rischi crescita, G20 a prova di guerra commerciale

Il presidente argentino Mauricio Macri inaugura il G20 2018.
Il presidente argentino Mauricio Macri inaugura il G20 2018.

BUENOS AIRES. – Un incontro tutto in salita, dal quale si attendono pochi progressi: l’unico obiettivo sembra al momento essere quello di evitare il flop del G7. La nuova minaccia di Donald Trump di imporre dazi su tutto il Made in China piomba sul G20 dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali, andandone a complicare l’agenda e i lavori che vedono gli scambi commerciali e il loro effetto sulla crescita al centro del confronto.

Ed esponendo ancora una volta il segretario al Tesoro americano al fuoco di fila di critiche e pressioni da parte dei colleghi. A Buenos Aires Steven Mnuchin non ha in calendario alcun incontro bilaterale con funzionari cinesi: un’assenza che conferma l’alta tensione fra Washington e Pechino e lo stallo delle trattative per un accordo commerciale. Non sono molto meglio i rapporti americani con gli alleati europei, non risparmiati dalle critiche di Trump che li accusa di manipolare la loro valuta a danno degli Stati Uniti.

In questo quadro Mnuchin si presenta da ‘combattente’ ancora una volta per spiegare e portare avanti la politica dell’America First. Lo ha fatto lo scorso marzo sempre a Buenos Aires, lo ha ha fatto il mese scorso al G7 di Whistler, bollato alla fine dei lavori come un ‘G6 + 1’. Da allora però gli affondi di Trump sono stati un crescendo, con l’Ue definita un ‘nemico’. Su quella che gli americani definiscono l”’aggressione economica della Cina” si terrà a margine dei lavori un incontro di un’ora dei funzionari dei paesi del G7.

A Buenos Aires l’Ue si presenta compatta contro i dazi americani e per una maggiore cooperazione per riformare la World Trade Organization. Per l’Italia sono presenti il ministro dell’economia Giovanni Tria al suo esordio, e il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Gli sherpa sono già al lavoro per cercare di formare un consenso da riportare nell’atteso comunicato finale, un documento più stringato del solito, di sole 2 pagine e in cui si parla di scambi commerciali in modo ‘neutrale’ senza accenni alla guerra dei dazi in corso.

Le tensioni commerciali – ha avvertito il Fondo Monetario Internazionale in un documento preparato per il G20 – rischiano di avere pesanti effetti sull’economia riducendo la crescita dello 0,5%, o 430 miliardi di dollari, rispetto alle stime del Fmi per il 2020.

”Una guerra commerciale fa male a tutti e soprattutto agli Stati Uniti”, è stato il monito di Christine Lagarde. Per il direttore generale del Fondo l’accoglienza è fredda in Argentina, dove il salvataggio da 50 miliardi di dollari del Fmi non è andato giù a molti.

Ai manifesti contro il Fmi affissi in strada e all’attesa manifestazione in piazza di sabato contro il Fondo, Lagarde ‘risponde’ con una conferenza stampa dell’ultimo minuto con il presidente argentino Mauricio Macri nel tentativo di cercare spiegare che l’intesa è stilata su ‘misura’ per gli argentini. Una strada che Lagarde ha provato a percorrere più volte ma senza successo.

(dall’inviata Serena Di Ronza/ANSA)

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