Trump pronto a colpire tutti i prodotti “Made in China”

Un lavoratore dello stabilimento di lavorazione dell'acciaio a Hangzhou, circondato da bobine di acciaio. Cina
Un lavoratore dello stabilimento di lavorazione dell'acciaio a Hangzhou. (Cina). (Chinatopix via AP)

WASHINGTON. – L’offensiva commerciale di Donald Trump contro Pechino non si ferma, con il presidente che minaccia di giocare l’arma più letale: imporre dazi su tutti i prodotti ‘made in China’ importati negli Stati Uniti. Un insieme di beni che ammonta ad oltre 500 miliardi di dollari. “Sono pronto”, ha detto nel corso di un’intervista televisiva, “non lo faccio per ragioni politiche ma perché è la cosa giusta per il nostro Paese. Per troppo tempo siamo stati raggirati”.

Ma il tycoon non si limita a questo. Tornato a criticare la Fed per la decisione di alzare i tassi di interesse, ha attaccato Pechino anche sul fronte dei cambi, accusandola insieme all’Europa di manipolare yen ed euro a svantaggio degli Usa. Perché un dollaro troppo forte – ha sottolineato – danneggia l’economia Usa penalizzando le esportazioni americane.

Il monito di Trump non può che suonare come un campanello d’allarme per Bruxelles alla vigilia della visita alla Casa Bianca del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker mercoledì 25 luglio. Il tycoon – questo è il messaggio – non è intenzionato a tornare indietro sui suoi passi anche a rischio di scatenare una guerra commerciale a livello globale, rilanciando eventualmente la proposta dei dazi del 20% sulle auto europee così come ulteriori imposizioni sui beni cinesi che finora sono sfuggiti alla scure Usa.

L’amministrazione Trump nelle ultime settimane ha già varato i dazi su acciaio e alluminio e deciso tariffe su prodotti ‘made in China’ per altri 50 miliardi di dollari, preparando un nuovo elenco di altri beni che potrebbero essere colpiti per un valore di 200 miliardi. Ora la minaccia più grande nei confronti di Pechino, quella già paventata ai tempi della campagna elettorale: imporre dazi su ogni dollaro di merce cinese che entra negli Stati Uniti.

Una misura alla quale la Cina non riuscirebbe a reagire con le stesse armi, visto che le importazioni dagli Usa sono di molto inferiori. Ma – avvertono molti osservatori – il pericolo è quello di un’escalation che porti Pechino a colpire per rappresaglia le aziende americane in Cina, o addirittura la fetta consistente di debito pubblico americano in mano cinese.

Trump però apre anche il fronte delle valute: “Gli Stati Uniti non dovrebbero essere penalizzati perché stanno facendo bene”, scrive su Twitter, ribadendo di non digerire affatto la politica della stretta monetaria portata avanti da Jerome Powell, il capo della banca centrale statunitense.

“Agli Usa dovrebbe essere permesso di riprendersi quello che hanno perso a causa della manipolazione illegale delle valute e dei cattivi accordi commerciali”, afferma il presidente, puntando esplicitamente il dito anche sull’Europa accusata di manipolare illegalmente il cambio dell’euro e di tenere il costo del denaro più basso di quello americano, frecciata questa alla Bce.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

Lascia un commento