Decreto dignità, la protesta degli industriali veneti: “La Lega sta zitta?”

Massimo Fico durante l'Assemblea di Confindustria-Padova
Massimo Fico durante l'Assemblea di Confindustria-Padova (Foto Franco Tanel)

VENEZIA. – Sale la protesta degli industriali veneti contro il Decreto Dignità, e si incrina la ‘luna di miele’ tra la Lega di governo e il mondo dell’impresa, che fin qui aveva lodato a piene mani – tranne qualche big, come Benetton – la battaglia per l’autonomia di Luca Zaia. Il Dl dignità, dicono gli industriali veneti “riporta le lancette della normativa ad un tempo e ad un lavoro che non ci sono più. E cancella in un sol colpo un percorso riformista bipartisan, quello di Marco Biagi, Tiziano Treu, Maurizio Sacconi del Jobs Act”.

Ed è proprio alla Lega, e a Luca Zaia, che si è rivolto senza giri di parole Massimo Finco, il presidente della neo aggregazione confindustriale fra Padova e Treviso – 3.400 imprese, 160mila occupati – affermando che “non possono continuare a tacere (con il M5s ndr.) in cambio di un tacito accordo sugli sbarchi dei migranti”.

Ha rincarato la dose il presidente di Unioncamere Veneto, Mario Pozza: “la Legga non può fare lo struzzo”. E mentre il vice premier Luigi Di Maio, risponde agli imprenditori veneti che il decreto “non è ancora stato approvato”, che si stanno “apportando delle modifiche, bisogna considerarlo al termine del ciclo parlamentare”, il Carroccio batte un colpo con il viceministro all’Economia Massimo Garavaglia: la Lega, ha piegato, risponderà “coi fatti. Vedremo quando arriveremo all’articolo 1”, ha aggiunto, riferito alla norma del dl che riduce da 36 a 24 mesi la durata massima dei contratti a termine e reintroduce le causali.

Risposte non sufficienti per il Pd, che con Alessia Rotta ha chiesto a Di Maio di “ritirare il provvedimento”. Il presidente di Confindustria Veneto, Matteo Zoppas – che nel merito condivide le critiche di Padova e Treviso – ha invece accolto “di buon grado” l’apertura di Garavaglia, pur rimarcando che “la mancanza di flessibilità di fatto pone i presupposti di una maggiore disoccupazione perché porta molte aziende, ancora in difficoltà, a chiudere. Questa è la prospettiva”.

La ‘bomba’ contro il governo gialloverde l’avevano lanciata a due mani, Massimo Finco, in assemblea a Treviso, e Maria Cristina Piovesana, presidente vicario di Assindustria VenetoCentro, a Padova. Davanti a loro, complessivamente, una platea di circa 600 industriali e responsabili delle risorse umane. La stretta alla flessibilità del lavoro – dal contingentamento dei rinnovi alla durata dei contratti a termine, alle ipoteca sugli iper ammortamenti – secondo gli industriali può azzerare una tendenza virtuosa che in Veneto ha nel primo trimestre 2018 un dato saldo positivo di 53.200 nuovi posti di lavoro, e 29.500 contratti a tempo indeterminato in più +26%).

Insomma, da Vincenzo Boccia, che aveva parlato di provvedimento “antitetico, e contrario al programma”, chiedendosi a sua volta “che cosa ne pensa la Lega”, agli industriali nordestini, ce n’è abbastanza da far suonare un warning per il partito di Salvini.

Così dal Veneto prepara intanto le difese l’assessore allo sviluppo economico Roberto Marcato (Lega): “ho chiesto a tutte le associazioni regionali, quindi anche a Confindustria – ha detto -, di farmi pervenire le loro osservazioni sul decreto Dignità, e io le porterò al ministro Di Maio, perché è giusto che il Governo ascolti i territori”. “Il decreto è un provvedimento di carattere nazionale – ha osservato -, ma da federalista e autonomista convinto mi rendo conto che la declinazione territoriale può avere sfaccettature diverse”.

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