Mattarella: “Italia non è Far West, basta regressioni”

L'intervento del presidente Sergio Mattarella durante la cerimonia del "Ventaglio" , in primo piano.
L'intervento del presidente Sergio Mattarella durante la cerimonia del "Ventaglio"

ROMA. – No, L’Italia non è e non può essere il Far West, dove tutti sono armati e si spara nelle strade. No, l’Italia non può scivolare verso una pericolosa regressione di valori, chiusa nella paura, incapace di indignarsi quando serve. Sergio Mattarella si avvia verso le ferie estive preoccupato di un clima generale che coglie nel Paese, nella politica e nei comportamenti. E lo esplicita dal Quirinale incontrando la stampa per i tradizionali saluti estivi attraverso un discorso breve, duro, efficace.

Tutto da leggere nelle pieghe della necessaria prudenza istituzionale. E’ la notizia di una bimba rom colpita da un proiettile a Roma a toccare nel profondo il presidente, a spingerlo a usare una metafora che, come vedremo, si allarga alla politica e alla società civile.

“Mi ha colpito un fatto di cronaca. L’Italia non può somigliare a un far west dove un tale compra un fucile e spara dal balcone ferendo una bambina di un anno, rovinandone la salute e il futuro. Questa è barbarie e deve suscitare indignazione”, segnala il presidente, forse colpito proprio dal fatto che il grave episodio non abbia suscitato reazioni emotive nel Paese.

Per questo dalla metafora passa alla citazione e usa Manzoni per dare una scossa all’etica sopita del Paese: “l’Italia non diventerà, non può diventare, preda di quel che con grande efficacia descrive Manzoni nei Promessi sposi a proposito degli untori della peste: ‘il buonsenso c’era ma stava nascosto per paura del senso comune’. La Repubblica vive dell’esercizio della responsabilità di ciascun cittadino”.

Il senso comune di questi tempi, quindi, che non può annichilire coscienza e pensiero, che non deve spingere al silenzio. Ma Paese civile e politica non sono due entità distinte e Mattarella non ha paura a richiamarne le debolezze: “La reputazione di un Paese ordinato, bene amministrato, coeso è un bene comune, collettivo. Indisponibile. Sottratto a interessi di parte perché costruito, nel tempo, con il contributo del nostro popolo”, avverte.

E in giorni in cui il dibattito politico è monopolizzato dalle nomine, nelle quali la logica dello spoil system è sempre più aggressiva, le parole del presidente sono interpretabili come un richiamo a non pensare mai che ci possa essere una sorta di dittatura della maggioranza perchè chi governa governa, non diventa proprietario del Paese.

Infatti avverte: “a me compete ricordare, a ciascuno, il rispetto del principio di concorrere all’ordinato funzionamento degli organi istituzionali. Le finalità sono tracciate, con chiarezza, nel testo della Costituzione e verso di esse devono convergere le pubbliche amministrazioni, nell’imparzialità della loro funzione, diretta a servizio di tutti i cittadini”.

Il bene pubblico è, appunto, “al servizio di tutti i cittadini” ed è fondamentale che sia imparziale chi lo esercita. Ma tutto torna ed ecco che la metafora del Far West si accosta anche al clima degenerante di toni sguaiati e violenza verbale. Parlando ai giornalisti non poteva che sottolineare l’importanza della “libera stampa”.

Ma senza sconti per i media dove tracimano “usi distorti e talvolta allarmanti” soprattutto sul web. “Vedo segni astiosi, toni da rissa, che rischiano di seminare nella società i bacilli della divisione, del pregiudizio, della partigianeria, dell’ostilità preconcetta che puntano a sottoporre i nostri concittadini a tensione continua”.

“Sta a chi opera nelle istituzioni politiche – ma anche a chi opera nel giornalismo – non farsi contagiare da questo virus, ma contrastarlo, farne percepire, a tutti i cittadini, il grave danno che ne deriva per la convivenza e per ciascuno. Vi è il dovere di governare il linguaggio. Con il coraggio, se necessario, di contraddire opinioni diffuse”. Ecco, il presidente chiede soprattutto il “coraggio” delle proprie idee, della propria testimonianza contro l’omologazione.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)

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