Alta tensione su Spianata delle Moschee, morti a Gaza

Palestinesi in strade per le proteste
Le proteste dei palestinesi. EPA/HAITHAM IMAD

TEL AVIV. – Torna altissima la tensione sulla Spianata delle Moschee con i palestinesi che mettono in guardia sul rischio di una “nuova guerra di religione” mentre al confine di Gaza si registra un nuovo venerdì di scontri, con morti e feriti. Il Monte del Tempio di Gerusalemme, al termine delle preghiere del venerdì, è diventato teatro di estesi scontri fra migliaia di fedeli islamici e reparti della polizia israeliana.

Per riportare l’ordine, gli agenti sono entrati anche nella moschea al-Aqsa e hanno brevemente chiuso gli accessi al Haram al-Sharif, il nome islamico della Spianata. Con il presidente palestinese Abu Mazen – oggi impegnato in esami medici in un ospedale di Ramallah – che ha subito condannato la “brutalità” della polizia e ha avvertito Israele che col suo comportamento “rischia di trascinare la Regione verso una guerra di religione, con conseguenze catastrofiche”.

Da Gaza, intanto, Hamas ha incitato la popolazione di Gerusalemme e della Cisgiordania a sollevarsi contro Israele. Proprio alla moschea al-Aqsa un adolescente palestinese ha dedicato ieri su Facebook l’attacco che si accingeva a compiere nell’insediamento ebraico di Adam (Cisgiordania). Giunto di sorpresa fra le case dei coloni, ha accoltellato tre passanti, uccidendone uno e ferendone altri due, prima di essere abbattuto a colpi di pistola. Hamas ha esaltato in suo gesto.

In giornata Hamas ha poi organizzato al confine di Gaza nuove manifestazioni in cui sono stati innalzati poster con l’immagine dell’ attentatore e della moschea al-Aqsa. Settemila dimostranti si sono scontrati per ore con i soldati schierati per impedire che abbattessero i recinti di confine. Due dimostranti (uno di soli 14 anni) sono rimasti uccisi, altri 40 circa sono stati feriti.

All’origine degli incidenti di Gerusalemme vi è stata una manifestazione di massa organizzata per celebrare la “vittoria popolare” dei palestinesi conseguita un anno fa quando, sotto pressione internazionale, il premier Benyamin Netanyahu fu obbligato a rimuovere i metal detector installati agli accessi della Spianata dopo un attentato.

Con un comunicato molto insolito, la polizia di Gerusalemme ha ammesso di essere stata ‘colta di sorpresa’ dalle violenze dei dimostranti che hanno lanciato sassi e hanno sparato fuochi d’artificio ad altezza d’uomo. Replicano di essere stati attaccati dalla polizia senza alcuna provocazione da parte loro. La tensione nella Spianata era cresciuta la settimana scorsa quando – in occasione del digiuno ebraico che ricorda le distruzioni del primo Tempio (ad opera dei babilonesi) e del secondo Tempio (da parte delle legioni romane) – oltre un migliaio di fedeli ebrei sono saliti su quello che essi chiamano il Monte del Tempio.

In precedenza la Knesset ha approvato la legge che qualifica Israele come ‘Stato nazionale ebraico’: uno sviluppo che ha destato forte collera fra gli arabi di Israele. Anche l’improvvisa caduta a terra di una grande pietra del Muro del Pianto ha allarmato i palestinesi di Gerusalemme fra i quali si e’ diffusa una ‘teoria cospiratoria’ secondo cui essa si sarebbe staccata a causa ”di scavi condotti in segreto da Israele alla base della Spianata”.

Una miscela esplosiva di fatti, di percezioni e di sospetti che ha innescato le scene di violenza nella Spianata di questo venerdì.

(di Aldo Baquis/ANSAmed)

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