Salta il banco, fallisce il Casinò di Campione d’Italia

Un primo piano di una roulette e fiches colorate
Roulette e fiches colorate ANSA/UFFICIO STAMPA CASINO' SAINT-VINCENT

COMO. – Il tribunale di Como ha decretato il fallimento per insolvenza del Casinò di Campione d’Italia, 490 dipendenti, la casa gioco nell’enclave italiana in territorio svizzero aperta nel 1917 e precipitata dai fasti degli anni Sessanta-Ottanta giù sino alla crisi, irreversibile. I giudici hanno nominato tre curatori che ora dovranno valutare se chiudere l’attività o chiederne la prosecuzione in esercizio provvisorio, mentre la prima udienza per l’adunanza dei creditori è stata fissata fra sei mesi, il 28 gennaio 2019.

La decisione era nell’aria dopo la bocciatura, nei giorni scorsi, del piano di rimodulazione dei debiti da parte del commissario liquidatore del Comune di Campione, socio unico della casa da gioco. La richiesta di fallimento era stata depositata nel marzo scorso dal pm Pasquale Addesso, ed era la conseguenza dello squilibrato rapporto tra entrate e uscite della società che gestisce la casa di gioco, del pesante passivo accumulato (132 milioni di debiti) e dell’incapacità di far fronte ai creditori e soprattutto allo scopo sociale per la quale era stata costituita nel 2014, cioè di consentire al Comune di raggiungere il pareggio di bilancio.

In particolare, il Casinò ormai da mesi non versava al Comune le quote di spettanza (in tutto i mancati versamenti ammontano a 44 milioni), con il risultato di aver mandato in dissesto finanziario anche il municipio. Tanto che i dipendenti comunali non prendono lo stipendio da febbraio. I giudici, sempre in marzo, avevano concesso una chance al Casinò, quella di formulare un piano di rientro almeno parziale dall’ingente debito maturato fino ad oggi.

Per poter accedere al concordato preventivo sarebbe stato necessario garantire il ripianamento di tutti i debiti con i creditori privilegiati (dipendenti, Fisco, banche, professionisti) e di una parte, anche minima, del debito ascrivibile ai creditori chirografari, come i fornitori. Il piano è stato predisposto ma il commissario liquidatore del Comune, Angela Pagano, nominato proprio per la gestione delle questioni con il casinò, non ha firmato l’atto sulla base delle conclusioni della sua consulente.

L’amministratore unico del Casinò Marco Ambrosini nei giorni scorsi ha tentato di chiedere un’ulteriore proroga, ma inutilmente. Il sindaco Roberto Salmoiraghi, che con il suo esposto per i mancati versamenti del Casinò aveva indirettamente dato il via all’inchiesta giudiziaria, parla di decisione “inaspettata” e “non condivisibile” e annuncia ricorso al fallimento.

La notizia ha “gelato” la piccola comunità di Campione, duemila abitanti, che da sempre ruota attorno al casinò, ritenuto una sorta di fonte inesauribile di ricchezza. La comunità italiana in territorio svizzero che ha il franco come valuta, circola con auto targate Ticino, gode della Sanità svizzera e paga stipendi ben più alti ai dipendenti pubblici, ha sempre vissuto come un’isola felice e invidiata, fino a che il casinò ha retto.

Poi, la crisi del gioco d’azzardo, prima minacciato dalla concorrenza dei casino svizzeri spuntati come funghi poi, soprattutto, dalla concorrenza dal gioco d’azzardo on line, ha minato alle basi la vera fonte di reddito dell’enclave, ironia delle sorte proprio negli anni in cui ha costruito la sua mastodontica sede firmata dall’archistar Mario Botta, che incombe sul lago di Lugano. Da oggi ancora di più.

(di Mauro Butti/ANSA)

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