Prove di dialogo, Iran apre a incontro tra Trump e Rohani

Rohani visita la stazione nucleare iraniana.
Rohani visita la stazione nucleare iraniana.

WASHINGTON. – Lo schema è quello oramai visto più volte da parte di Donald Trump: prima un’escalation dei toni, fino ad arrivare agli attacchi e anche alle offese personali, poi improvvisamente la mano tesa e la proposta di aprire un dialogo. E’ accaduto con la Corea del Nord e il suo leader Kim Jong-un. Ora potrebbe accadere con Teheran, dopo che a sorpresa il tycoon ha detto di essere pronto a incontrare il presidente iraniano Hassan Rohani.

Lo stesso che giorni aveva pesantemente minacciato via Twitter. E da Teheran, dopo mesi di muro contro muro, è arrivata una inequivocabile apertura: il dialogo è possibile. Ma se Trump durante la conferenza stampa congiunta col premier italiano Giuseppe Conte aveva detto di essere pronto a sedersi al tavolo senza precondizioni, per la repubblica islamica “la strada accidentata dei colloqui tra Iran e America” può essere intrapresa solo se gli Usa “ridurranno la loro ostilità nei confronti dell’Iran” e torneranno nell’accordo multilaterale sul nucleare del 2015.

Su questo Hamid Abutalebi, consigliere del presidente iraniano Hassan Rohani, è stato chiaro. Del resto lo stesso Rohani con un tweet è tornato a definire “illegale” l’uscita degli Usa dall’intesa che fu siglata dall’amministrazione Obama insieme agli alleati europei. Anche il segretario di stato americano Mike Pompeo ha dovuto frenare gli entusiasmi e correggere il tiro rispetto all’uscita del presidente Usa: “Siamo pronti al dialogo solo se gli iraniani si impegneranno a fare cambiamenti fondamentali su come trattano il proprio popolo e se ridurranno i loro comportamenti negativi”.

E dal consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca si sottolinea come il cambiamento di atteggiamento di Teheran debba essere “tangibile e verificabile”. Allora – aggiungono i più stretti collaboratori del presidente Trump, si potrà pensare anche “a porre fine alle sanzioni, ripristinate le normali relazioni diplomatiche e commerciali, consentire all’Iran di avere tecnologia avanzata e sostenere il reintegro dell’economia iraniana nel sistema economico internazionale”. Ma senza un cambio di marcia vero – si avverte a Washington- le sanzioni a Teheran non solo resteranno ma aumenteranno.

Nella capitale iraniana però cresce il pressing perché l’offerta lanciata da Trump venga presa davvero in considerazione e non cada nel nulla. L’ex consigliere dell’ayatollah Ali Khamenei, Ali Akbar Nateq Nouri, ha sostenuto che la proposta del presidente americano non va respinta a priori. “L’atteggiamento di fondo non è negativo – ha osservato – una simile mossa da parte di Trump era prevista, coerente con il suo carattere: dà un forte calcio alla palla ma, se il contendente non mostra spavento, cambia idea e propone un nuovo scenario”.

Saranno le prossime settimane a dire se con l’ex ‘stato canaglia’ sarà possibile da parte dell’amministrazione Trump riprendere un percorso. Una strada che è poi quella auspicata dall’Europa.

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