Sul presidente Rai si consuma la rottura Berlusconi e Salvini

Marcello Foa
Marcello Foa

ROMA. – Sarà il voto in commissione di Vigilanza Rai a sancire, salvo sorprese dell’ultimo secondo, la rottura tra Lega e Forza Italia. Non che l’alleanza godesse di buona salute, ma la conferma del no degli azzurri alla nomina di Marcello Foa alla presidenza della Rai mette i forzisti completamente fuori asse rispetto al cosiddetto polo sovranista. Matteo Salvini ha fatto sapere agli emissari azzurri, in una serie di concitati contatti, di non aver nessuna intenzione di mollare la presa su Foa, mentre Giorgia Meloni ha confermato il sì di Fdi al presidente scelto dalla maggioranza di governo giallo-verde. Con un timido rilancio fatto ieri sul consigliere Giampaolo Rossi per provare a coinvolgere gli azzurri.

Una iniziativa che sembra aver irritato ancora di più il Cav e portato a qualche commento non proprio lusinghiero da parte di alcuni esponenti di Fi: E’ solo un piccolo Foa espressione di un piccolo partito, è stato uno dei commenti. Per poter ufficializzare la sua nomina (Foa ha ricevuto il via libera dal Cda) l’Ad del Corriere del Ticino ha bisogno del sì di 27 componenti della commissione di Vigilanza. Sulla carta i voti a suo favore si fermano a 21: 14 del M5s, 7 della Lega e i due di Fratelli d’Italia. Per ottenere il via libera ne mancano 4 ed escludendo Pd e Leu, gli occhi restano puntati sui 7 commissari di Fi.

Ma questa volta, a differenza del passato in cui in extremis, e “per senso di responsabilità”, un accordo con il Carroccio si era raggiunto, il Cavaliere non vuole sentire ragioni. Il leader della Lega, si racconta in ambienti del centrodestra, si deve essere anche sentito al telefono con l’ex capo del governo ma solo, a quanto pare, per ribadire che sul nome di Foa non ci sarebbe nessuna trattativa.

Una posizione che lo accomuna, specularmente, al Cav che sarebbe rimasto colpito negativamente dal metodo adottato dal ministro del’interno in questa vicenda: in sostanza zero confronto con gli alleati. Da qui l’irrigidimento di Berlusconi e dei suoi: Salvini faccia dimettere Foa in modo che Tria indichi un altro nome su cui ci sia però un metodo di condivisione.

Il ministro dell’Interno ormai è in pieno delirio di onnipotenza, è il commento di più di qualche azzurro in Transatlantico. La convinzione dei berlusconiani infatti è che il (quasi ex) alleato leghista cerchi ormai il pretesto per liquidare l’alleanza con Forza Italia ed evidenziare che il Cavaliere non è più l’interlocutore di riferimento. E poco importa che con la bocciatura di Foa in Vigilanza, il giornalista italo svizzero attenderà la convocazione della nuova riunione del Cda Rai per rassegnare le dimissioni, la frattura tra Fi e Lega rischia di rimanere tale a lungo.

Perchè se la nomina del presidente della Tv pubblica è il caso eclatante, tra i due partiti le distanze sono ormai nette. E un esempio altrettanto concreto è il dl dignità in votazione alla Camera. Il testo vedrà il no di Fi che impunta al Carroccio di far approvare un provvedimento lontano dal programma di centrodestra condiviso prima delle elezioni. Un fuoco di fila che segna la netta discontinuità rispetto ad un atteggiamento più soft tenuto dagli azzurri nei confronti della Lega fino ad ora. Che potrebbe portare anche alla decisone estrema di non partecipare al voto in vigilanza così come richiesto da Pd e LeU.

(di Yasmin Inangiray/ANSA)

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