“Fermare ora le indagini sulla Russia”, bufera su Trump

Primo piano di Donald Trump e Jeff Sessions..
Donald Trump e Jeff Sessions.

WASHINGTON. – La furia di Donald Trump per il Russiagate torna ad esplodere nel secondo giorno del processo all’ex manager della sua campagna elettorale, Paul Manafort. E il presidente americano colpisce ancora una volta con una bordata via Twitter: “E’ una situazione terribile e il ministro della giustizia Jeff Sessions dovrebbe fermare subito questa caccia alle streghe”.

Più che un appello le parole del tycoon suonano come un monito, se non come un vero e proprio comando. Anche se la Casa Bianca minimizza e respinge le accuse di un tentativo di ‘ostruzione della giustizia’ da parte del presidente: “Non è un ordine, è solo la sua opinione”, assicura la portavoce Sarah Sanders.

Ma è oramai troppo tardi per fermare l’ennesima bufera sul Commander in Chief, che con una mossa quasi senza precedenti – commentano i media – ha di fatto chiesto con forza la fine di indagini che lo riguardano direttamente al massimo responsabile della giustizia americana.

Questo dopo giorni di attacchi più o meno velati al procuratore speciale Robert Mueller, il titolare del lavoro svolto dagli investigatori volto a scoprire se ci siano stati contatti tra la campagna presidenziale di Trump e agenti di Mosca legati al Cremlino. Il tutto per influenzare il voto delle presidenziali del 2016 che hanno visto il trionfo del tycoon e la sconfitta della rivale Hillary Clinton.

Trump ha sempre sostenuto come le indagini del Russiagate siano “la più grande caccia alle streghe della storia americana” e anche nelle ultime ore è tornato – sempre su Twitter – a negare ogni collusione con Mosca: “E’ una grande truffa”, un’operazione messa in campo dai democratici che – ribadisce – non hanno mai digerito la sua ascesa alla Casa Bianca.

Molti dei collaboratori, consiglieri e legali che ruotano intorno al tycoon, però, sono sempre più preoccupati dai tweet che Trump continua a ‘sparare’ e che riguardano le indagini sulla Russia, incurante dei risvolti legali in cui potrebbe incorrere. Non è un caso che gli uomini del procuratore Mueller starebbero indagando proprio su centinaia di tweet del presidente per verificare se ci siano gli estremi per ipotizzare il reato di ostruzione della giustizia.

Soprattutto per quel che riguarda gli attacchi allo stesso Mueller, all’ex capo dell’Fbi James Comey e al ministro Sessions: attacchi che potrebbero essere letti come delle vere e proprie intimidazioni da parte del presidente per influenzare l’esito delle indagini o fermarle.

Intanto la posizione di Manafort al processo in cui è accusato di frode bancaria ed evasione fiscale rischia di aggravarsi con l’inizio del susseguirsi delle testimonianze. Trump, sempre su Twitter, prima ne prende le distanze, affermando che Manafort ha lavorato per lui poco tempo e che comunque prima aveva collaborato con personaggi del calibro di Ronald Reagan o Bob Dole. Poi difende l’ex manager della sua campagna elettorale: “E’ trattato peggio di Al Capone”.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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