Usa in allarme, stop alle pistole con stampante 3D

Persone camminano nel Kay Bailey Hutchison Convention Center, secondo giorno della convention della NRA.
Persone camminano nel Kay Bailey Hutchison Convention Center, secondo giorno della convention della NRA. EPA/LARRY W. SMITH

WASHINGTON. – Le chiamano ‘ghost guns’, le pistole fantasma fatte in casa: sono fatte con la plastica usata per i Lego e funzionano come quelle vere, plasmate da una stampante in 3D. E chiaramente non hanno numero di serie ed è impossibile tracciarle. Una nuova frontiera che allarma l’America, già ferita dalla piaga della armi da fuoco la cui enorme diffusione è all’origine delle tante stragi di massa.

La preoccupazione è tanta che un giudice federale di Seattle ha deciso di bloccare su scala nazionale la pubblicazione online delle istruzioni per fabbricare queste nuove micidiali armi ‘fai da te’, che sembrano un giocattolo ma non lo sono.

Lo stop è arrivato a pochissime ore dalla diffusione del ‘manuale d’uso’ da parte dell’azienda texana Defense Distributed, il cui proprietario è un noto anarchico e sostenitore del possesso di armi, Cody Wilson, 25 anni, che promette di portare avanti fino in fondo la sua battaglia: “Credo in quello che faccio”, ha commentato appellandosi al primo emendamento della costituzione Usa sulla difesa della libertà di parola e al secondo emendamento sul diritto a possedere armi.

Ma otto stati Usa, tra cui quello di New York, si sono appellati contro il via libera alla ‘pistola fantasma’. E anche il presidente americano Donald Trump con un tweet ha definito le pistole realizzate con la stampante 3D “senza senso” e “illegali”.

Il blocco intimato dal giudice è temporaneo, ma il dibattito è’ oramai aperto in tutto il Paese. All’orizzone si prospetta una lunghissima battaglia legale, con le associazioni delle vittime delle armi da fuoco da una parte e i sostenitori del diritto alle armi sul piede di guerra.

Il Dipartimento di Stato, a suo tempo, nel 2013, aveva già bloccato la Defense Distribute, intimandole di togliere le istruzioni già pubblicate online e il video che illustrava il perfetto funzionamento delle pistole di plastica. L’azienda si adeguò, pur sostenendo come oramai il file era stato scaricato da almeno un milione di persone. Poi il ricorso, con la giustizia che in un primo momento aveva dato ragione alla Defense Distribute che a partire dalla mezzanotte del primo agosto avrebbe potuto finalmente pubblicare il controverso materiale.

L’intervento di Trump, però, sembra essere stato decisivo insieme all’azione degli stati. Intanto tutte le associazioni che combattono contro la violenza delle armi, comprese quelle dei familiari delle vittime delle tante stragi di massa, promettono che si batteranno fino all’ultimo contro l’ipotesi di permettere a chiunque possegga una stampante in 3D di costruirsi una pistola o un fucile.

E in campo sono scesi personaggi come l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg, che in passato ha speso parte della sua ricchezza personale per finanziare la campagna contro le armi, o come l’ex deputata Gabrielle Giffords, che fu ferita gravemente da un colpo di pistola sparatole durante un comizio.