Il Coni vara le Olimpiadi low-cost, i dubbi di Milano e Torino

Il presidente del Comitato Olimpico Nazionale, Giovanni Malagò, durante la conferenza stampa presso la sede del Coni sulla candidatura italiana alle olimpiadi invernali 2026.
Il presidente del Comitato Olimpico Nazionale, Giovanni Malagò, durante la conferenza stampa presso la sede del Coni sulla candidatura italiana alle olimpiadi invernali 2026. ANSA/CLAUDIO PERI

ROMA. – Una Olimpiade d’Italia low-cost nel segno di una unità tra le tre città in campo ancora tutta da scrivere e definire. Nel giorno del primo passo ufficiale da parte del Coni alla candidatura italiana ai Giochi invernali del 2026, con il via libera unanime di Giunta e Consiglio, la strada verso la sfida ad organizzare le gare sotto i cinque cerchi appare ancora lunga e piena di ostacoli.

A partire dalle resistenze dell’ultim’ora di Milano, nel ‘tridente’ olimpico insieme a Torino e Cortina, che per bocca del sindaco Giuseppe Sala auspica ‘chiarezza’ dando la disponibilità solo ad ospitare gare ed eventi ove richiesto” e ”stante le attuali condizioni, non ritiene praticabile una sua partecipazione alla governance del 2026”.

Un evidente stop al via della corsa verso una partecipazione unitaria a 360 gradi alle Olimpiadi invernali, quello arrivato dal capoluogo lombardo, che si unisce a tutti i dubbi espressi dalla stessa Torino che avrebbe preferito di gran lunga una candidatura singola e compatta. La sindaca della città della Mole, Chiara Appendino, si era limitata a ripassare la palla al governo: ”siamo disponibili – la sintesi del pensiero della prima cittadina Cinque Stelle – a fronte di una decisione dell’esecutivo a livello nazionale”. Per poi incarare la dose giudicando ”incomprensibili le logiche del masterplan”.

Sulla stessa linea il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino che punta il dito contro la pista di bob a Cortina prevista dal piano del Coni: ”un elemento di totale irrazionalità: basterebbe – sostiene – adeguare quello già esistente di Cesana”. Prese di distanza da un tutti per uno, uno per tutti per conquistare i Giochi invernali del 2026 a cui il Governo, con il sottosegretario con delega allo Sport, Giancarlo Giorgetti, sta cercando di porre rimedio: “è apprezzabile lo sforzo del Coni e del presidente Giovanni Malagò per dare una proposta unitaria e credibile. Ed il Governo – sottolinea l’esponente della Lega – si riserva di valutarla. Sosteniamo la candidatura se le citta’ interessate rinunciano a una parte significativa di ambizioni”.

E almeno per ora l’unica ad aver accettato al 100% l’ipotesi di una sfida a tre sembra Cortina con il presidente della Regione Luca Zaia entusiasta: “accogliamo con gioia questa bellissima notizia: Cortina farà parte della candidatura italiana alle Olimpiadi invernali 2026”.

Una partita che per essere vinta richiederà un passo indietro da parte di almeno due delle tre le città chiamate ad accettare il Masterplan presentato dal Coni che prevede un investimento (376,65 milioni di euro) per l’Olimpiade all’insegna dell’unità molto più basso rispetto a quello previsto se Milano, Torino e Cortina decidessero di correre da sole. “Si tratta si una grande opportunità per il nostro paese – ha ribadito il presidente del Coni Malagò – se siamo andati avanti vuol dire che non c’è stata nessuna contrarietà da parte del Cio. Vediamo cosa succederà, ma la nostra candidatura è molto forte e vincente”.

E allo stesso tempo il n.1 del Coni non vuole entrare direttamente in polemica con chi rema contro una sfida all’insegna dell’unità, ma sull’accusa di mancanza di chiarezza evidenziata dal sindaco di Milano puntualizza: ”il dossier che oggi è stato consegnato mi sembra estremamente chiaro. Poi – aggiunge Malagò – c’è il tema della governance sul quale Sala ha espresso perplessità che io non posso che condividere. Ma vorrei ricordare che la governance è una cosa che si aggancia o attacca quando da candidatura si diventa comitato organizzatore. Penso che per sostenere la candidatura non ci sia un supporto migliore di quello del Coni. Poi della governance – ha concluso Malagò – si dovranno porre il problema, ammesso che nel 2019 la candidatura diventi realtà”.

Una realtà che per diventare tale dovrà superare ogni tipo di resistenze, da quelle politiche a quelle sulla logistica e sui costi.

(di Vincenzo Piegari/ANSA)