Scatto spread su incertezze Italia. Borse, male colpa dazi

Foto d'archivio della Borsa di Francoforte (Germania).
Foto d'archivio della Borsa di Francoforte (Germania).. (ANSA/AP Photo/Michael Probst)

MILANO. – Ancora paura per l’inasprimento della ‘guerra dei dazi’ tra Stati Uniti e Cina. Timori di un innalzamento dei tassi, inaugurato dalla decisione della Banca d’Inghilterra. Ritorno della tensione sui titoli di Stato italiani, che hanno passato una giornata difficile. Non è un clima positivo quello nel quale si comincia a discutere della manovra del governo M5S-Lega, con la Borsa di Milano che è stata la peggiore tra quelle del Vecchio continente, tutte negative.

Il problema più stringente è quello dei rendimenti dei titoli di Stato italiani sui mercati telematici, con quello del Btp decennale che è arrivato a sfiorare quota 3%, chiudendo al 2,9%. Questo a causa di un aumento di 12 punti base, mentre i prodotti omologhi degli altri Paesi europei sono rimasti stabili: ormai siamo al doppio dei ‘bonos’ spagnoli. Lo spread con la Germania è arrivato in corso di seduta sulla soglia dei 250 punti, per chiudere a quota 244.

Il tutto in un clima reso nervoso dalle tensioni commerciali tra Washington e Pechino, dopo che il presidente Usa Trump ha annunciato di voler aumentare dal 10% al 25% le tariffe d’ingresso su 200 miliardi di dollari di prodotti cinesi. Ovviamente immediata la replica cinese, con la Borsa di Milano che ha chiuso in perdita dell’1,73%, mentre Francoforte ha segnato un calo finale dell’1,5%, Londra e Madrid di un punto percentuale, Parigi dello 0,6%.

In Piazza Affari molto male ovviamente le banche: Mps ha perso il 4,8% vicina al minimo storico dopo una sospensione in asta di volatilità, Banco Bpm il 4,6%, Unicredit il 4,2% e Intesa il 3,8%. Tra i titoli principali, forti vendite anche su Tenaris (-6,3%), con Poste che ha perso il 5,4% e Saipem il 5,2%.

Sulla parità Fca, che ha beneficiato dell’ipotesi di allentamento delle regole anti emissioni negli Stati Uniti, mentre una consistente corrente di acquisti ha registrato Ferrari, che ha concluso in crescita del 4%. Wall street tiene con i gruppi tecnologici e certamente con l’annuncio del Dipartimento dei Trasporti Usa e dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente che intendono ‘congelare’ al 2026 gli standard di efficienza dei motori per le auto ai livelli del 2020. Gli analisti hanno fatto i primi conti e il risparmio dovrebbe essere di circa 60 miliardi per General Motors, Ford e Fca, di 34 miliardi per Toyota e di circa 20 per Volkswagen.

(di Alfonso Neri/ANSA)

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