Dalla Russia attacco web contro Mattarella, dopo “no” a Savona

Il Presidente Sergio Mattarella durante una conferenza stampa.
Il Presidente Sergio Mattarella durante una conferenza stampa. EPA/Toms Kalnins

ROMA. – Della vicenda degli attacchi web al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dietro i quali si sospetta l’azione di troll russi, si occuperà il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. La vicenda, emersa grazie ad un articolo del Corriere della Sera, ha infatti contorni tutti da chiarire.

In sostanza, nella notte tra il 27 e il 28 maggio, le ore del “no” pronunciate dal Colle su Savona ministro dell’Economia, su Twitter si registravano nel giro di pochissimi minuti circa 400 nuovi profili, tutti riconducibili a un’unica origine. E da questi profili sono partiti migliaia di messaggi che tra insulti e inviti a dimettersi, erano tutti indirizzati contro lo stesso obiettivo: Mattarella.

Il fatto, assolutamente anomalo, è stato segnalato alla polizia postale, che ha potuto stabilire come la fonte sia una sola. Il dubbio che serpeggia è che dietro ci siano operatori russi, gli stessi protagonisti del Russiagate che hanno compiuto azioni di disturbo durante la campagna elettorale americana, specializzati nella fabbricazione di troll, soggetti anonimi che sui social lanciano ad arte messaggi provocatori.

Un dubbio che lunedì prossimo entrerà nella sala di Palazzo San Macuto dove si riunisce il Copasir, a cui il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi chiede di svolgere “un’indagine approfondita”. Per quel giorno è prevista l’audizione del direttore del Dis, Alessandro Pansa, e in quest’occasione i parlamentari che compongono il Comitato potranno chiedere informazioni e valutazioni.

Anche nella precedente legislatura il Comitato aveva sollecitato i direttori dell’intelligence a riferire su possibili tentativi dall’estero di influenzare via web le competizioni elettorali italiane, senza che tuttavia fossero emerse evidenze. Ora c’è un caso specifico su cui far luce che investe la prima carica dello Stato.

“Chiederò ai colleghi del Pd che fanno parte del Comitato – annuncia Anzaldi – di valutare la richiesta di audizione dell’ambasciatore americano, dell’ambasciatore russo, dei vertici dei servizi segreti italiani, del capo della polizia postale, del presidente del Consiglio Conte, del ministro degli Esteri Moavero, della ministra della Difesa Trenta. Anche la deputata Lia Quartapelle vuole che “il governo convochi l’ambasciatore russo per chiedere come stanno contrastando gli attacchi che partono dal loro territorio”.

Ma il Partito democratico, attraverso il senatore Dario Parrini, chiede anche che sulla vicenda il premier Conte riferisca in Parlamento. E Matteo Renzi insiste perché sia costituita subito una commissione d’inchiesta per far luce su cosa sia davvero accaduto e si chiede come mai nelle campagne elettorali e referendarie “tweet e post sono tutti contro il Pd”. “Con quale dignità – aggiunge in un tweeet – rifiutano di fare Commissione inchiesta sulle #FakeNews?”.

Sulla stessa linea Marco Di Maio, deputato del Partito democratico: “Se confermate, questo tipo di interferenze rappresenterebbero un vero e proprio attentato alla democrazia italiana e a i suoi cardini, come nel caso del presidente della Repubblica. Da parte nostra, lavoreremo per l’istituzione di una specifica commissione parlamentare, per analizzare il fenomeno e individuare le possibili strategie di contrasto”.

E ancora: “chiediamo anche che il governo dia un segnale di grande attenzione, il Capo dello Stato non può difendersi da solo in una vicenda che ha implicazioni di sicurezza nazionale e internazionale”.

Lascia un commento