C’è accordo, nella manovra primi passi per reddito e flat tax

Primo piano del ministro dell'Economia Giovanni Tria.
Il ministro dell'Economia Giovanni Tria. (Foto archivio ANSA)

ROMA. – Flat tax e reddito di cittadinanza, introdotte gradualmente, sono compatibili con il quadro dei conti pubblici e muoveranno i primi passi già nel 2019. Al primo vertice di governo in vista della legge di Bilancio, il premier Giuseppe Conte ha chiesto ai suoi ministri di mettere in fila le priorità per attrezzarsi contro la congiuntura che vede il Pil in netto rallentamento e spingere su una crescita che deve diventare “più robusta e stabile”.

E per rendere l’Italia “più competitiva sul mercato globale” bisogna iniziare subito ad attuare i due capisaldi del contratto di governo, entro i ‘paletti’ già indicati più e più volte dal ministro dell’Economia Giovanni Tria: il debito deve comunque continuare a scendere e il deficit strutturale non deve peggiorare.

Al primo incontro, cui ne seguirà un altro probabilmente attorno alla metà della prossima settimana, il titolare di via XX settembre ha illustrato ai colleghi lo stato della finanza pubblica, che registra, come ha certificato di nuovo l’Istat, un calo dei ritmi di crescita che fa “decelerare” l’economia.

L’asticella del Pil a fine anno si posizionerà sicuramente al di sotto dell’1,5% indicato dal precedente governo nel Def di aprile, anche se la contrazione – che per molti fa ipotizzare una crescita annua dell’1,1% – potrebbe essere inferiore al mezzo punto ipotizzato nei giorni scorsi se proseguirà il recupero della produzione industriale dopo la battuta di arresto di aprile.

A giugno la produzione ha registrato un +0,5%, 1,7% su base annua, che rappresenta il secondo rialzo consecutivo ma rimane l’aumento tendenziale più contenuto da aprile 2017. Di certo lo sguardo sarà andato anche alla tensione sui mercati, con lo spread che è volato fino a 168 punti per poi chiudere a 151.

“Il cambiamento genera dubbi, c’è sfiducia, ci sta” ha commentato Matteo Salvini, che non ha interrotto la sua pausa a Cervia per l’incontro, demandando a Giorgetti il compito di ‘difendere’ i cavalli di battaglia della Lega. Per sostenere l’economia, e per riconquistare fiducia, c’è quindi la necessità di mettere in campo nuove riforme, a partire appunto dall’alleggerimento del carico fiscale – che dovrebbe iniziare dai commercianti, con l’ampliamento della platea del vecchio regime forfettario al 15% – e dal sostegno al reddito nella fase di reinserimento nel mondo del lavoro.

Le misure, viene spiegato, andranno ben calibrate in gradualità e intensità, trovando il giusto bilanciamento che consenta sia di avviarle, tenendo fede alle promesse elettorali, sia di non uscire troppo dal sentiero di risanamento dei conti tracciato negli ultimi anni.

Per farlo sarà cruciale ottenere da Bruxelles nuovi margini sul deficit: l’obiettivo già annunciato da Tria è quello di allentare l’aggiustamento altrimenti “troppo drastico” previsto per il prossimo anno, spostando – almeno di un anno – il pareggio di bilancio ora previsto per il 2020 ma senza peggiorare il saldo strutturale, al netto appunto del ciclo economico, che è il parametro sui cui si misura il rispetto delle regole europee.

Meno crescita per qualche decimale impatterebbe sul deficit nominale, che potrebbe salire all’1,7-1,8% quest’anno, ma non sul deficit strutturale. E se si decidesse di mantenerlo a -1% anche nel 2019 (non peggiorando, quindi) si potrebbero ricavare circa 10 miliardi (lo 0,6%) da utilizzare per la legge di Bilancio. Fondi che sarebbero però in toto fagocitati dal primo degli impegni anche dell’esecutivo gialloverde, quello di evitare gli aumenti dell’Iva per 12,4 miliardi.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)

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