Immigrazione: la guerra dell’Italia

Migranti stipati sulla prua di un barcone.
Migranti stipati sulla prua di un barcone. (Foto di repertorio)

L’immigrazione, ormai sempre presente sulle prime pagine dei giornali, è un tema che l’Italia sta imparando a metabolizzare, a causa dei continui proclami del nuovo Governo che demonizza il fenomeno e lo etichetta come responsabile (co-responsabile) della criminalità e dell’aumento del degrado urbano e non.

Ultimo “pretesto” per spendere due parole sul tema, è stata la morte dei 12 immigrati vittime di caporalato a Foggia. Infatti il Ministro dell’Interno Salvini e il Presidente Conte, si son recati nella località pugliese per dichiarare guerra a questo fenomeno che da un po’ di anni ha preso piede in tutto il meridione. Il caporalato, consistente nello sfruttamento della manodopera straniera a basso costo per i lavori agricoli, è aumentato considerevolmente negli ultimi anni a causa dell’assenza di manodopera nostrana (a basso costo ovviamente, tra i 5 e i 7 euro giornalieri) e dall’aumento degli sbarchi nelle località meridionali.

Dopo aver usato il pugno duro contro gli sbarchi e contro l’Europa, il Governo Conte, guidato dall’elegante Presidente e dal suo fido scudiero Salvini, ha usato parole al vetriolo contro questo fenomeno che sta infestando le campagne nostrane. Non è una guerra semplice, questo è chiaro, poiché combattere un fenomeno insito nella cultura di un popolo (come una seconda pelle) è un’impresa quasi disperata. Ma questo Governo, spinto dalla fiducia incondizionata degli italiani, ha già dato prova di coraggio.

Ovviamente Salvini, dal canto suo, rincara la dose collegando senza mezzi termini l’immigrazione sregolata al caporalato dicendo che se il primo fenomeno non esistesse, non esisterebbe neanche il secondo. Logicamente il discorso filerebbe, se non si distinguesse, all’interno del fenomeno migratorio stesso, tra profughi (come i siriani che di certo non vengono qui per raccogliere pomodori) dall’immigrazione economica, che comunque rappresenta l’80% del totale (dati ISPI).

Indubbio, invece, è il collegamento operato dal Ministro, tra le mafie e il caporalato. Non credo ci sia il bisogno di giustificarlo, poiché le organizzazioni criminose hanno da sempre sfruttato la manodopera straniera nei loro loschi affari. Basti ricordare le intercettazioni operate dalla magistratura, dove veniva affermato che il traffico di esseri umani rende più della droga.

La guerra dichiarata dall’Italia all’immigrazione clandestina sregolata non ha fatto proseliti all’interno dell’Unione Europea, inasprendo già quanto precedentemente dichiarato secondo semestre del 2017 (l’Eurobarometro è uno strumento che misura il gradimento tra la popolazione verso l’UE, in Italia rasenta il minimo storico) e la mancata risposta all’appello italiano, dunque, potrebbe soltanto peggiorare la situazione e la legittimità dell’UE agli occhi degli elettori che si dovranno esprimere nel 2019.

Sembrerebbe una guerra che l’Italia debba combattere da sola, senza l’aiuto di quell’ente subnazionale nato tra anni ’50 e ’90 che si chiama Unione Europea. Quest’ultima, impegnata a far rispettare i vincoli del patto di stabilità e crescita, non ha nessun interesse a controllare gli sbarchi nei Paesi del meridione d’Europa e non si sa per quale assurdo motivo. Anzi, dall’alto della sua bontà, con la situazione dell’incendio in Grecia della scorsa settimana, si è offerta di donare 6.000 euro “a capoccia” per ogni migrante accolto dai Paesi in cui lo stesso sbarca.

Una situazione che ha del surreale.

Ma la guerra italiana coinvolge anche quelle che dovrebbero essere delle organizzazioni imparziali che non si lasciano guidare dal vile denaro…le ONG. Le organizzazioni non governative operanti per fini umanitari, dovrebbero operare per la salvaguardia di queste vite, ma dal rifiuto del Codice Minniti per “il comportamento delle ONG nel Mediterraneo” alla “stretta di Salvini”, queste organizzazioni (almeno una parte di esse) si son mostrate poco collaborative, tanto da far traballare la loro causa “umanitaria” nel salvataggio dei migranti. Poi, l’inchiesta del procuratore catanese Zuccaro, riguardante i cosiddetti “salvataggi” e sul finanziamento delle attività umanitarie ha sollevato ulteriori dubbi sulla condotta delle ONG, che penserebbero soltanto ad arricchirsi e non a svolgere i compiti per cui sono nate.

E’ una lotta serrata che ha sollevato non pochi dubbi sulla tenuta dell’Europa, fiaccata dai populismi che proliferano a destra e a manca, dalla crisi economica e di legittimazione democratica della stessa, dall’immaturità mostrata dagli Stati membri che pensano soltanto al loro tornaconto personale e non alla collaborazione congiunta per una soluzione al problema.

Anche la situazione interna è preoccupante: la mancata collaborazione tra destra e sinistra per trovare una soluzione comune al problema, un dialogo tra le due parti, aumenta la distanza tra gli italiani i quali da un lato sostengono la causa salviniana del respingimento e dall’altro sono per l’accoglienza. Un accordo, tra maggioranza e opposizione per una causa comune, mettendo da parte il politichese, sarebbe la soluzione migliore. Ma la liquefazione del partito politico italiano, mirante solo alla ricerca di qualche voto in più, in Italia, rappresenta un punto di non ritorno.

Stesso discorso vale per i media, i quali per vendere qualche copia in più, rincarano la dose con qualche esternazione fuori controllo fomentando l’odio misto al malcontento, all’interno della società.

Insomma ci troviamo di fronte ad una problema più grande di quello che sembra. Questo problema parte dall’immigrazione e abbraccia più campi di interesse, dal partito ai problemi interni “di sempre” della nostra cara amata Italia, fino ad arrivare alla crisi del colosso nato con il Trattato di Parigi del 1951, con fini economici, e poi trasformatasi in “Unione” politica nel 1993.

La speranza, è sempre quella di una ricerca di una soluzione comune, poiché un solo Stato, non può risolvere un problema che riguarda un continente intero (quello africano da cui provengono circa l’80% dei migranti, economici, dal 2011 circa 700mila arrivati in Italia). Non si può continuare ad oltranza con la politica del respingimento ma nemmeno si può sostenere che i migranti servono per una sorta di “sostituzione etnica” poiché ci sono poche nascite.

Dunque, la soluzione, come si suol dire, sta nel mezzo. Bisognerebbe innanzitutto impedire la proliferazione di questo che sembrerebbe essere diventato un business, come dimostrano le varie indagini condotte in Italia (ma anche in Grecia e in Albania da cui provengono i principali “importatori di migranti”, collegati alla criminalità balcanica), conducendo una lotta serrata alle cooperative e ai trafficanti di esseri umani che stanno lentamente disintegrando anche il più lontano significato della parola “umanità”; sottoscrivere un accordo europeo per la cooperazione tra gli Stati membri col fine di affrontare questa emergenza e soprattutto bisogna rafforzare la collaborazione con i Paesi di provenienza costruendo dei centri hotspot per l’identificazione di questi individui (evitando visite indesiderate di terroristi islamici), senza trascurare però una politica di controllo all’interno degli stessi per evitare la nascita di prigioni a cielo aperto come quelle nate in Libia.

Tutte soluzioni pontificate dalle principali fazioni di Governo, ma mai prese seriamente in discussione, sollevando dei dubbi sulla moralità delle stesse che per qualche voto in più, sono pronti a mettere in pericolo migliaia di vite umane.

Donatello D’Andrea