L’euro in caduta libera, vola lo spread e trema l’export

Alcune monete turche sparse su un tavolo.
Turchia, la Lira in caduta libera.

ROMA. – Una classica spirale valutaria, che rischia però di trascinarsi pericolosamente a causa di una leadership, quella del ‘sultano’ Recep Tayyip Erdogan, che ha difficoltà ad alzare i tassi d’interesse dopo averli definiti “padre e madre di tutti i mali”. La crisi della Turchia riverbera fuori dal Paese, trascinando l’euro ai minimi di un anno, affondando le borse europee, minacciando economie emergenti già in difficoltà.

Il crollo del 17% della lira ai minimi record (oggi fino a 6,8 sul dollaro), l’impennata dei rendimenti dei bond a livelli stellari oltre il 20%, l’iper-inflazione lasciano poche opzioni ad Erdogan: una drastica stretta monetaria, cui il presidente si oppone strenuamente; limitare i movimenti di capitali, intrappolando chi è dentro; chiedere aiuto al Fmi, che difficilmente non pretenderebbe un rialzo dei tassi.

E così tremano altre economie emergenti, con l’indice valutario Msci a picco nel timore di un contagio della spirale turca: crollo della valuta, debito estero che si fa carissimo, fuga degli investitori di fronte al rischio-default. In Argentina il rendimento dei ‘century bond’ vola al record, 9,79% e in Sudafrica il rand piomba a 14 per dollaro per la prima volta da novembre.

La Russia corre ai ripari per sostenere il rublo che crolla ai minimi di due anni, anche se c’è l’argine messo da Putin a difesa delle sanzioni internazionali. La Cina, alle prese con i dazi di Trump, potrebbe frenare ancora. In Occidente numerosi fondi internazionali sono esposti verso la Turchia: dalle pensioni degli insegnanti americani a ‘big’ come Amundi, Neuberger, Eurizon, Jp Morgan, Credit Suisse.

In Europa pagano soprattutto le banche, come testimonia la preoccupazione della Bce in particolare per Bbva, Unicredit, Bnp Paribas che cedono oltre il 4% trascinando giù gli indici di Borsa: Milano chiude a -2,51% dopo aver accusato ribassi del 3%.

Brusca accelerazione per lo spread tra Btp e Bund che ha sfiorato i 270 punti base, mentre l’euro è scivolato sotto la soglia 1,14 dollari (1,1395) per la prima volta da luglio 2017. Poi c’è l’export e gli investimenti diretti come quelli di Fca, o le importanti commesse come quelle di Salini Impregilo.

Gli economisti di Berenberg non vedono nero per l’Europa: l’esposizione bancaria è ridotta, e anche nella peggiore ipotesi “la vigilanza bancaria dell’Eurozona avrebbe sufficienti strumenti per contenere i danni”. Ma in un’economia mondiale in cui la banca dei regolamenti internazionali avverte da tempo dei rischi della “bolla del debito”, e i tassi cominciano a salire, i paesi emergenti iper-indebitati in dollari sono, per molti, un possibile detonatore. In grado di scuotere una fase di espansione economica che dura da anni e riportare violentemente i mercati con i piedi per terra.

(di Domenico Conti/ANSA)

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