Mosca reagisce alle sanzioni Usa, addio dollari e titoli

Putin grada un lingotto d'oro che ha in mano
L'oro di Vladimir Putin

MOSCA. – L’uno-due assestato all’economia russa in meno di dieci giorni (il probabile nuovo giro di sanzioni da parte degli Usa e il crollo della Lira turca) ha riportato Mosca sul chi va là, dopo un periodo di relativa tranquillità. Il rublo è infatti precipitato nuovamente sia nei confronti del dollaro sia dell’euro e la borsa è andata in fibrillazione.

Il Cremlino non ha “ancora” dato indicazioni chiare su come reagire – le opzioni d’altra parte sono limitate – ma una cosa è certa: Mosca sta riducendo al minimo la sua quota di dollari e titoli di Stato americani. E punta a sostituire il biglietto verde per le transazioni commerciali internazionali, in primis per il petrolio.

A tracciare la linea è il ministro delle Finanze Anton Siluanov che, illustrando la strategia nazionale in risposta alle sanzioni Usa, ha spiegato che la Russia proseguirà nel processo di “riduzione dei nostri investimenti nei titoli americani”, ovvero “le riserve in valuta e in oro e le riserve del fondo di benessere nazionale del governo”. “Abbiamo riportato tutto a casa”, ha precisato.

Il piano ormai è ben tracciato. Se, infatti, la Russia nel 2010 era fra i primi 10 paesi creditori degli Usa con oltre 176 miliardi di dollari di bond del Tesoro, ora – i dati sono riferiti allo scorso maggio – in cassa ne restano solo 14,9. Una smobilitazione consistente dovuta ai rischi di carattere geopolitico ora che le ondate sanzionatorie sembrano essere diventate la nuova norma nei rapporti bilaterali fra Mosca e Washington, al netto della seppur buona ‘chimica’ fra Vladimir Putin e Donald Trump.

La Russia, quasi contemporaneamente, ha deciso di buttarsi sull’oro per cercare una soglia di protezione, quadruplicando gli investimenti nel metallo prezioso – la Banca Centrale è vicina alla soglia delle 2mila tonnellate – salito così a una quota del 17% rispetto alle riserve totali di valuta straniera (crescono anche l’euro e la sterlina).

Il passo successivo è appunto quello di soppiantare il dollaro anche nelle transazioni internazionali. “E’ un tema che noi promuoviamo già da tempo, in modo costante e a diversi livelli, anche quelli più alti”, ha ricordato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov rispondendo alle ‘avances’ dei giorni scorsi del presidente turco Erdogan, travolto dalla fuga di capitali esteri. Come dire, meglio tardi che mai.

Siluanov non ha quindi “escluso” che la Russia possa passare “all’euro”, ad altre valute “internazionali” o persino al “rublo” per stipulare grandi contratti con i partner esteri. Ma è più facile a dirsi che a farsi. Perché ciò sia possibile, ha commentato Natalia Orlova, capo-economista di Alfa Bank, è necessario che “si crei un altro segmento liquido, con commissioni basse, così da rendere vantaggioso l’uso di una valuta alternativa, dato che in Russia al momento l’unica componente liquida del mercato valutario è il rublo-dollaro”.

Le compagnie, ha sottolineato, non sono mai state obbligate a usare i dollari ma è “semplicemente più vantaggioso”. La novità è che ora altri paesi potrebbero prendere parte alla ‘fronda’ rendendo più probabile ciò che sino ad ora è stato nella pratica impossibile.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

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