Spread a 280, tassi oltre 3%: spia rossa per governo

Un orologio tra due bandiere, quella Italiana e quella Europea. Manovra
Si avvicina l'ora della resa dei conti con l'Ue. (FOTO ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

ROMA. – Lo spread a 280, il Btp decennale che torna al 3%: i mercati suonano il campanello d’allarme per il governo, alle prese con i conti da far quadrare per la manovra e che invece rischiano di essere scompaginati dal costo del debito italiano che prende il volo. Il ‘lunedì nero’ della Turchia si sente ovunque in Europa, come dimostrano le quotazioni dell’euro ai minimi di un anno, 1,1365, e lambisce anche Wall Street.

Ma l’Italia ne esce ‘anello debole’, con il suo spread inferiore soltanto a quello greco e che oggi è tornato ai livelli di fine maggio, quando il rischio politico durante il braccio di ferro sulla nomina di Paolo Savona a ministro dell’Economia, poi saltata, avevano fatto dell’Italia il primo fattore d’instabilità per i mercati globali.

L’impatto della crisi turca (un “effetto contagio” secondo Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani) fa piombare la Borsa di Milano ai minimi dal luglio 2017. Certo anche lo spread della Spagna sale a 114, quello portoghese a 151, ma l’Italia mostra un rischio Paese che, sui numeri, vale il doppio.

Non aiutano le indiscrezioni, riportate dall’agenzia Bloomberg e attribuite a una “fonte vicina ai colloqui”, di “contatti con Mario Draghi” da parte del governo per far fronte ai rischi di mercato. Voci accolte dalla Bce con un ‘no comment’. Draghi aveva ricevuto il ministro per gli Affari europei a Francoforte, ma a fine luglio. A

seguito delle indiscrezioni, una fonte dell’esecutivo, sempre riportata dall’agenzia statunitense, riferisce che il ministro dell’Economia Giovanni Tria è “l’unico interlocutore” del governo con la Bce, e che qualsiasi voce su sue dimissioni è “priva di fondamento”.

Uno scenario che non tranquillizza gli investitori. Sul quale si inseriscono i tweet di Claudio Borghi, deputato leghista presidente della Commissione bilancio della Camera: “io sono sereno come l’arcobaleno… ormai credo che il meccanismo sia innescato. O arriverà la garanzia Bce o si smantellerà tutto… non vedo terze vie”.

Intervistato dalla Bloomberg, Borghi, definito “euroscettico”, spiega: “Tutti sanno che il recinto che protegge la preda presto verrà tolto, e la speculazione finanziaria vede il debito della periferia come un facile bersaglio e si sta posizionando in vista dei prossimi sviluppi”.

Il riferimento è al quantitative easing, gli acquisti di titoli pubblici che la Bce si accinge a chiudere completamente (ma reinvestirà i bond man mano che scadono) da gennaio in poi. Un intervento contro la deflazione, quello della Bce, che ha raggiunto il suo scopo. Lo strumento della Bce per fronteggiare gli attacchi alla tenuta dell’euro è un’altro, le ‘operazioni monetarie definitive’ (Omt) annunciate nel 2012 che prevedono l’attivazione del Fondo di salvataggio europeo con relativa condizionalità.

Quel che è certo è che i mercati hanno acceso i riflettori in vista della manovra a fine settembre, e che già il 31 agosto c’è un appuntamento con il rating, quello di Fitch (a seguire, il 26 ottobre, tocca a S&P). Secondo Bank of America-Merrill Lynch lo spread attuale è “transitorio” e, a secondo di quanto l’Italia spingerà sulla leva del deficit, il differenziale “si restringerà verso quota 170” oppure “schizzerà verso 400”.

Conterà “l’atteggiamento verso i partner europei”, spiega Gianluca Salford di Jp Morgan, secondo cui anche con un deficit all’1,8% l’anno prossimo, lo spread tornerebbe sotto 200. Ma già senza le misure annunciate dal governo, come il reddito di cittadinanza e la ‘flat tax’, lo spread 2019 viaggia verso il 2,4% secondo Lorenzo Codogno di LC Macro. E lo spread, anche se aumenta significativamente il costo del debito solo alla lunga, non aiuta.

(di Domenico Conti/ANSA)

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