“Mini flat tax” fino a centomila euro e per gli over 55

Un modello unico e delle banconote da 50 euro, in una immagine di archivio.
Un modello unico e delle banconote da 50 euro, in una immagine di archivio. ANSA/FRANCO SILVI

ROMA.- Prende forma la “mini flat tax”. Con un’aliquota unica al 15% per le partite Iva e le piccole imprese fino a 100 mila euro di “ricavi o compensi” l’anno. Ma anche – questa è la novità – con un’aliquota al 5% per le “start up” e per le persone che abbiano meno di 35 o più di 55 anni. Costerà 3,5 miliardi e, secondo le stime della Lega, coinvolgerà “un numero di professionisti tra i 500.000 e i 550.000”.

La proposta di legge, depositata alla Camera, ha come primo firmatario il capogruppo della Lega Riccardo Molinari, ma è diventata una proposta di maggioranza all’inizio di agosto, quando ha aggiunto la sua firma il capogruppo del M5s Francesco D’Uva (la Lega ha ricambiato firmando il testo M5s sulle pensioni d’oro). La misura dovrebbe trovare posto nella manovra ed essere il primo assaggio della “flat tax”, dal momento che la revisione delle aliquote Irpef dovrebbe arrivare nel 2019.

La “mini flat tax” è l’estensione del regime forfettario introdotto nel 2015 per le persone fisiche esercenti attività di impresa, arti o professioni che si applica a fatturati tra i 25 mila e i 50 mila euro. Ora invece l’aliquota unica al 15% varrà per chi abbia “conseguito ricavi ovvero percepito compensi, ragguagliati ad anno, non superiori ad euro 100.000”.

Non dovranno però aver sostenuto spese per più di 15mila euro lordi (erano 5000) o avere beni strumentali dal costo superiore a 40mila euro (erano 20mila). Alle start up sarà applicata per quattro anni un’aliquota ‘piatta’ al 5%, che varrà anche per “persone fisiche al di sotto dei 35 o al di sopra dei 55 anni per cinque periodi d’imposta successivi”.

La proposta, secondo Molinari, non solo “è il primo passo verso la ‘flat tax’, ma farà anche emergere il nero perché oltre a mettere più soldi in tasca, abbatte la burocrazia”. Il riferimento è alla norma per cui chi beneficerà del regime forfettario sarà esentato dallo spesometro e dalla fatturazione elettronica, non si vedrà applicata Iva (“nessuna dichiarazione o adempimento o versamento Iva”) e non sarà assoggettato a studi di settore o indici sintetici di affidabilità.

La misura costerà 3,5 miliardi dal 2019. La copertura, nella proposta di legge parlamentare, è assicurata dalla “riduzione dello 1% di tutte le dotazioni finanziarie di parte corrente del bilancio dello Stato, fatta eccezione per le spese per oneri inderogabili, ad eccezione delle spese relative alle missioni: diritti sociali, politiche sociali e famiglia; politiche per il lavoro, Tutela della salute, difesa e sicurezza”.

L’idea è inserire la “mini flat tax” nella manovra: 3,5 miliardi da trovare nel difficile incastro tra le misure promesse dai ‘soci’ di governo e le maglie strette del bilancio su cui vigila il ministro Giovanni Tria. Ma, nella tesa trattativa avviata con il Mef, ad oggi da M5s e Lega niente viene dato per scontato. E così la “mini flat tax” viene avviata anche su un binario parlamentare: a settembre, assicura la Lega, il testo sarà incardinato in commissione Bilancio.

(di Serenella Mattera/ANSA)