Moody’s rinvia rating Italia, giudizio dopo il Def

Su uno schermo gigante il nome dell'agenzia di rating "Moody's"
Su uno schermo gigante il nome dell'agenzia di rating "Moody's".

ROMA. – Moody’s prende tempo e sospende per ora il giudizio sull’Italia. La decisione sul rating arriverà non, come previsto, all’inizio di settembre ma entro la fine di ottobre, dopo l’aggiornamento delle stime macroeconomiche nella Nota al Def, le prime firmate dal governo Lega-M5S.

Poco convinta del programma gialloverde e del suo impatto sui conti pubblici, l’agenzia aveva messo Roma sotto osservazione lo scorso 25 maggio, ipotizzando un downgrade dell’attuale rating fissato a Baa2, ma annunciando da subito che il tempo di valutazione delle scelte di politica economica italiane sarebbe stato probabilmente più lungo dei consueti tre mesi.

L’analisi si prolungherà dunque in attesa di avere i numeri, le indicazioni e i dati concreti della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, che il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha annunciato entro il 27 settembre. La legge di bilancio, attesa entro metà ottobre, tradurrà poi i numeri in misure e farà chiarezza dopo quelle che Moody’s ritiene le contraddittorie dichiarazioni dello stesso Tria e dei vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

Così come disegnati dai due leader politici, reddito di cittadinanza e flat tax, avrebbero infatti un impatto rischioso sulla stabilità finanziaria italiana, mentre l’avvio graduale prospettato dal titolare del Tesoro, spiegano dall’agenzia, sarebbe giudicato diversamente. Stesso dicasi per la legge Fornero sulle pensioni, che Moody’s ritiene un caposaldo per la tenuta dei conti.

Non a caso, nella sua estrema cautela e nel suo tono conciliante con l’Europa e con i mercati, Tria ha negato in Parlamento l’intenzione di sforare il tetto del 3% di deficit imposto dai parametri di Maastricht, mentre – tornando alla carica dopo il dramma di Genova – il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, non ha escluso questa possibilità con lo scopo di realizzare un grande piano sulle infrastrutture italiane. Una prospettiva che però, se tradotta in realtà, secondo le principali banche d’affari – da Jp Morgan a Morgan Stanley – farebbe schizzare lo spread a 470 punti.

I dubbi di Moody’s riguardano peraltro anche la capacità del governo di proseguire sulla via delle riforme impostata dal 2011 in poi. Il primo passo, il decreto dignità, viene infatti definito “un lieve cambiamento” che ridurrà la flessibilità del mercato del lavoro e non porterà, nonostante le intenzioni, ad un sostanziale aumento dei contratti a tempo indeterminato.

(di Mila Onder/ANSA)

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