Dopo il crollo, è il lavoro la nuova emergenza per Genova

In bilico sul ponte..
In bilico sul ponte.. (ANSA/AP Photo/Antonio Calanni) [CopyrightNotice: Copyright 2018 The Associated Press. All rights reserved.]

GENOVA. – Si profila anche un’emergenza lavoro per Genova, dopo il crollo di ponte Morandi. Le attività all’interno o nelle immediate vicinanze della zona rossa fanno i conti per quantificare i danni che sono legati alla durata dello stato di emergenza. Si va dalle stime del presidente di Confindustria Liguria e numero uno di Ansaldo Energia, Giuseppe Zampini, che parla di 10 milioni al mese per azienda, a quelle di Trasportounito che quantifica costi aggiuntivi per le imprese di autotrasporto (400 quelle coinvolte, per circa 2.000 autisti) di circa 6 milioni al mese.

Proprio Ansaldo ha l’ingresso principale chiuso su tre complessivi e ha rinviato di una settimana il rientro al lavoro di 750 dei 2600 dipendenti perché la palazzina uffici e un capannone non sono agibili. Ma anche alcune aziende più piccole della zona rossa non possono ancora ripartire per la minaccia di nuovi crolli e i più fortunati, poco più lontani, perdono clienti che preferiscono evitare l’area.

“C’è un’emergenza lavoro da affrontare, che richiede un intervento da parte delle istituzioni locali ma anche del governo, con strumenti eccezionali per dare continuità di reddito” dice il segretario della Camera del lavoro Ivano Bosco. “C’è tutta una serie di piccole attività ed esercizi commerciali, dal benzinaio al gommista, dalla ditta di materiale edile alla pizzeria, che non sono nemmeno raggiungibili dai clienti – aggiunge Bosco che ha fatto il punto con i segretari delle categorie -. Ci sono 250 persone per cui vorremmo trovare ammortizzatori sociali per dare continuità di reddito: non solo i dipendenti, ma anche i titolari delle attività più piccole che rischiano di chiudere”.

Anche colossi commerciali come Leroy Merlin, Ikea, Maison du Monde o Unieuro, con i negozi a Campi, dopo il crollo hanno visto calare il flusso di clienti dal 40 al 60% e quindi il fatturato. Sono rimasti sempre aperti ma i potenziali clienti in parte hanno preferito evitare la zona e in parte non sapevano che fossero in funzione.

“Oggi i display recitano ‘Valpolcevera chiusa’ – denuncia Massimiliano Ghidelli, direttore di Leroy Merlin Italia, parlando anche a nome dei colleghi della zona – come le comunicazioni del Comune: ci hanno tagliati fuori nell’immaginario. Il messaggio è che oggi l’area non sia accessibile, invece lo è. Serve una comunicazione più chiara”.

Per quantificare i danni e pianificare gli interventi l’assessore regionale allo Sviluppo economico Andrea Benveduti ha stabilito i criteri per una mappatura delle aree in cui hanno sede le aziende colpite in modo diretto e indiretto dal crollo in un incontro con rappresentanti di Comune, Confindustria, Camera commercio e Protezione civile. Da domani sarà operativo un ‘help desk’ presso la scuola Caffaro di Certosa per fornire informazioni. Entro la settimana ci sarà un numero verde gestito dalla Camera di commercio di Genova.

(di Monica Zunino/ANSA)