Trump ora trema, Cohen pronto a parlare con Mueller

L'avvocato Michael Cohen alle spalle di Donald Trump.
L'avvocato Michael Cohen alle spalle di Donald Trump.

WASHINGTON. – “Credo che Michael Cohen abbia informazioni che dovrebbero essere di interesse per il procuratore speciale del Russiagate Robert Mueller ed è più che felice di raccontargli tutto quello che sa”: le parole di Lanny Davis, il difensore dell’ex avvocato personale di Donald Trump, fanno tremare il presidente.

Più della dichiarazione di colpevolezza resa da Cohen davanti ad una corte di New York, dove ha patteggiato una futura pena sino ad un massimo di 5 anni ammettendo, oltre a frodi fiscali e bancarie, anche di aver pagato il silenzio della pornostar Stormy Daniels e dell’ex coniglietta di Playboy Karen McDougal sui loro presunti affaire con il tycoon “in coordinamento e su disposizione di un candidato ad una carica federale”, ossia lo stesso Trump, per “influenzare la campagna elettorale”.

Un’accusa sotto giuramento proveniente dall’uomo di fiducia che in questi ultimi dieci anni ha risolto tutte le grane di Trump e che ora lo chiama in causa direttamente per una violazione della legge sulla campagna elettorale, confermando che il presidente ha mentito pubblicamente agli americani quando diceva di non saperne nulla.

Politicamente è un danno enorme, ma per gli esperti difficilmente avrà conseguenze giudiziarie. Secondo le linee guida del ministero della Giustizia, un presidente non può infatti essere perseguito penalmente finché è in carica, anche se nessuno ha mai provato a farlo. E per l’impeachment servono reati più gravi.

Trump sostiene addirittura che le irregolarità elettorali ammesse da Cohen “non sono un crimine”, ricordando che “il presidente Obama ha avuto una grande violazione della campagna elettorale ed è stata sistemata facilmente!”. Ma quello che teme di più ora sono le possibili rivelazioni di Cohen nel Russiagate, che aumenterebbero il rischio di un impeachment se nelle elezioni di midterm i democratici conquistassero il Congresso.

Cohen ha seguito tutti gli affari di Trump, anche in Russia, e potrebbe sapere se il tycoon era a conoscenza in anticipo degli hackeraggi russi e dell’incontro alla Trump Tower con emissari di Mosca, come lascia intendere il suo legale. Nel suo ufficio, inoltre, sono stati sequestrati 4 milioni di documenti.

Per questo ora Trump lo attacca, cercando di dipingerlo come un bugiardo. “Se qualcuno sta cercando un buon avvocato, suggerirei fortemente di non rivolgersi ai servizi di Michael Cohen”, ha ironizzato su Twitter. Per poi contrapporgli le lodi a Paul Manafort, l’ex capo della sua campagna elettorale che continua a proclamarsi innocente dopo che ieri una giuria lo ha dichiarato colpevole di 8 su 18 capi di imputazione per frode bancaria ed evasione fiscale.

“Mi sento molto male per Paul Manafort e la sua meravigliosa famiglia. La ‘giustizia’ ha contestato un caso fiscale vecchio di 12 anni, tra le altre cose, ha applicato una enorme pressione su di lui e, a differenza di Michael Cohen, egli ha rifiutato di inventare storie per ottenere un accordo. Grande rispetto per un uomo coraggioso!”, ha cinquettato, osando poi definire il processo una “caccia alle streghe” per l’impasse della giuria sugli altri 10 capi d’accusa.

Ma il verdetto è un punto a favore di Mueller, che allunga così la serie di persone condannate o che hanno chiesto di patteggiare. Senza contare che anche Manafort, ora atteso da un secondo processo legato direttamente al Russiagate, potrebbe essere indotto a cambiare linea. A meno che non confidi in una grazia presidenziale, che invece Cohen ha già fatto sapere che rifiuterebbe “da un uomo che considera corrotto e pericoloso nello Studio Ovale”.

Trump intanto subisce un doppio colpo di immagine, con la dichiarata colpevolezza di altri due dei più stretti collaboratori di cui si era circondato, tanto che il New York Times titola un suo editoriale “Tutti i furfanti del presidente”, parafrasando l’omonimo libro e film sul Watergate. I repubblicani assistono silenziosamente imbarazzati al dramma politico, i leader dem invece non cavalcano l’occasione e confidano nel lavoro di Mueller e nel successo alle elezioni di Midterm.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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