Charlie Hebdo ironizza su Genova, bufera sui social

La copertina di Charlie Hebdo su crollo ponte: un immigrato pulendo con una ramazza le macerie del ponte.
La copertina di Charlie Hebdo su crollo ponte

ROMA. – In due anni è la terza copertina di Charlie Hebdo sulle sciagure italiane e la terza da quando il popolo dei social lanciò il “Je suis Charlie”, per non dimenticare quella riunione di redazione interrotta per sempre da un commando islamico una maledetta mattina di gennaio del 2015.

Dopo il terremoto del centro Italia e la valanga di Rigopiano, è il crollo del ponte Morandi a Genova ad attirare il settimanale satirico francese. Il risultato è una vignetta feroce e irriverente e anche stavolta l’effetto è un boomerang, soprattutto sui social network.

Cattivo gusto, mancanza di pietà, provocazione gratuita sono le accuse più diffuse. E non manca chi si ‘rimangia’ la solidarietà espressa per i fumettisti massacrati tre anni fa pubblicando le foto di quel giorno, o ne chiede conto agli altri. Pochissime le eccezioni di chi invece ne sminuisce il cinismo o condivide pensando che un fondo di verità c’è, comunque.

La nuova vignetta di Charlie sui mali italiani associa il crollo del viadotto alle polemiche sui migranti in Italia: su sfondo giallo è disegnato il ponte spezzato, il furgone ‘miracolato’ sopra e un’auto ribaltata sotto; a destra un immigrato di colore che spazza per terra. Titolo: “Costruito dagli italiani… pulito dai migranti”.

Dall’arena di Twitter si scatena il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti Edoardo Rixi, che a Genova è nato e ha cominciato a fare politica. “Il giornale francese Charlie Hebdo senza vergogna e riesce a superar ogni limite nel cattivo gusto – scrive – Questa sarebbe satira? Per me c’è solo una parola: schifo”.

Anche il numero due del Senato Roberto Calderoli prende le distanze: “Sono uno strenuo difensore della libertà di espressione, compresa la satira, ma non quando trascende in offese assurde e gratuite che infangano il dolore delle vittime e il dolore dei loro cari #jenesuispasCharlie”.

Altri si arrabbiano ripescando i cliché contro i cugini d’Oltralpe. “Voi ridete di persone morte. Noi abbiamo pianto per voi – scrive Giulia su Facebook – Mangiate meno lumache e lavatevi di più, soprattutto la bocca quando parlate e ridete di noi”. Più duro Marco che si firma “un genovese”: “Quando vi spazzeranno via dalla faccia del pianeta al prossimo attentato – tuona con livore – io non sarò tra quelli che vi faranno le condoglianze. Voi non avete rispetto per i nostri morti, io non ce l’ho per voi”.

Altro genovese è Luca Bizzarri del duo Luca e Paolo, che ridimensiona l’effetto Charlie: “Fanno indignare e discutere, è il loro mestiere. La vignetta mi fa schifo, viva la vignetta di Charlie Hebdo – twitta – Forse, più che indignarsi sarebbe utile agire seriamente in modo che vignette così non avessero più senso di esistere”.

Sminuisce un po’ il direttore del Vernacoliere di Livorno, Mario Cardinali: “Ma no, sono francesi! Facciano il loro mestiere. Ci sono cose più gravi. Quello che sta succedendo da noi mi sembra peggio. Siamo pieni di mafia, camorra, concessioni strane..”, commenta amaro.

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