Governo Sánchez, dopo un’agitata pausa agostana un “autunno caldo”

Il governo del presidente Sánchez dovrà superare l’ostacolo rappresentato dall’intransigenza di “Unidos Podemos”, rassicurare il resto degli alleati e frenare chi, nel Psoe, vorrebbe andare a elezioni anticipate

 

Prigioniero dei propri alleati. Dipende da loro, infatti, la tenuta del governo del presidente Pedro Sánchez. Ma se da un lato, appena qualche settimana fa, l’intransigenza del partito di Pablo Iglesias e la delicata congiuntura politica della Catalogna rendevano precario l’equilibrio e difficile la soluzione del complicato rompicapo politico, oggi, sondaggi recenti e un’opinione pubblica favorevole offrono un salvagente al Psoe. Anche così, comunque, dopo un’agitata pausa agostana, Sánchez e i suoi ministri dovranno affrontare un “autunno caldo”.

Le pretese di “Unidos Podemos” appaiono al governo se non inaccettabili almeno esagerate. C’è chi pensa che il partito di Iglesias abbia collocato volutamente l’asticella molto in alto per obbligare il governo a negoziare. Ma sia la deroga della“Legge di Stabilità” sia il “Tetto della Spesa” non sono temi sui quali il governo sembrerebbe disposto a fare concessioni. Almeno non nei termini voluti dal suo maggiore alleato che esige l’abrogazione della “Legge di Stabilità”. A loro parere sarebbe nociva per l’economia del Paese in quanto rappresenterebbe un ostacolo alla politica espansiva della spesa pubblica. Il governo, in cambio, è di tutt’altra opinione. Non ritiene una priorità derogare la Legge. E’ convinto che questa non rappresenti un impedimento per l’applicazione di politiche sociali né un intralcio per l’approvazione di maggiori tributi alle grandi aziende e alla banca.

La deroga alla Legge, è opinione del Governo, provocherebbe uno strappo innecessario con l’Unione Europea. In seno al Psoe, poi, esiste la convinzione che sia necessario non abbandonare gli sforzi per ridurre il deficit. Allo stesso tempo, si è persuasi che l’accordo raggiunto con Bruxelles, che permette innalzare la spesa dall’1,3 per cento del Prodotto Interno Lordo all’1,8 per cento, offra margini di manovra sufficienti per portare avanti politiche sociali.

“Podemos”, dal canto suo, sostiene che nulla proibisca al governo di rinegoziare con Bruxelles i termini dell’accordo per ridurre il deficit. La ministro María Jesús Montero ha ottenuto lo slittamento del riequilibrio dei conti pubblici riuscendo a liberare 6 miliardi di euro per il 2019. Un traguardo, questo, che non soddisfa “Podemos”. Il Psoe avverte che, qualora non si approvasse il “Tetto della Spesa”, a prescindere dalla “Legge di Stabilità”, resterebbe in vigore quanto accordato dal Governo Rajoy. Quindi verrebbero meno al governo i 5 miliardi ottenuti dopo un difficile negoziato.

 

Elezioni alle porte?

Mentre in  seno al governo, con alchimie varie, si cerca di convincere “Unidos Podemos” a rivedere le proprie posizioni e si mantiene aperto un dialogo difficile col PNV, il cui voto è garantito solo in apparenza; con Erc, che ha irrigidito le proprie posizioni; e con PDeCAT irritato per quanto accade in Catalogna; la maggioranza del Psoe si chiede perché il governo esiti a indire nuove elezioni. Eppure i sondaggi recenti sembrano parlar chiaro. Se realmente riflettono l’attuale realtà politica, e così pare che sia, il Psoe, dopo circa 8 anni, è nuovamente il primo partito spagnolo. La sua presenza alla Moncloa, e gli scandali che hanno colpito il Partito Popolare e isuoi leader, hanno catapultato i socialisti ai vertici delle preferenze dell’elettorato. E, quel che è più importante, hanno provocato un piccolo terremoto in “Podemos”. Pare, infatti, che si assista alla trasmigrazione delle frange progressiste meno radicali dal partido di Iglesias a quello di Sánchez. Sono le stesse che, deluse dai governi di José Luis Rodríguez Zapatero, nel 2016 videro con simpatia la nascita di una nuova formazione di sinistra. Approfittare di questa strana convergenza, permetterebbe al governo di riconquistare quella maggioranza in Parlamento tanto necessaria per garantire l’approvazione di provvedimenti progressisti senza patemi d’animo. E di minimizzare il potere di “Unidos Podemos”, che comunque resterebbe un alleato imprescindibile.

Il governo, è trapelato durante il “conclave” di Toledo, avrebbe deciso di agire come se fosse in campagna elettorale permanente. Proporrà in Parlamento leggi e norme. E, ogni qualvolta non dovessero passare, responsabilizzerebbe alleati e avversari della loro bocciatura. Una strategia orientata a porre alle corde sia PP sia“Podemos”.

Chi suggeriscedi andare ad elezioni, poi, considera possibile farle coincidere con quelle della “Comunità Autonoma dell’Andalusia”. Ritiene, infatti, sicuro, o quasi, che Susana Díaz, governatrice dell’Andalusia, le convochi prima della fine dell’anno. Assicura che, un buon risultato elettorale, potrebbe consolidare il Psoe nel potere e permettergli di affrontare le municipali di maggio da una posizione di maggior forza. Il governo non condivide tale posizione. E’ cosciente della delicata situazione politica. E ritiene irresponsabile indire elezioni anticipate senza aver approvato prima una spesa espansiva. Nessuno può comunque escludere che, se “Podemos” dovesse tirare troppo la corda, potrebbe decidere di rimescolare le carte intavola.

Mauro Bafile

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