Messaggi hot ed avances ai fedeli, rimosso sacerdote

Due mani reggono un rosario
Ad Avellino per vendetta ha messo alla gogna altri parroci

AVELLINO. – Il vescovo di Avellino, monsignor Arturo Aiello, li aveva paragonati ai “cecchini di Sarajevo” quando tre mesi fa attraverso volantini anonimi, affissi sui portoni delle chiese di Avellino, sacerdoti e parroci della Diocesi, con nomi e cognomi, venivano accusati di vivere nel peccato coltivando alla luce del sole relazioni omosessuali e con donne sposate, lucrando sulle attività pastorali, perfino praticando l’usura.

A scrivere ed affiggere quei volantini che produssero sconcerto, e nuove maldicenze, sulla chiesa di Avellino, sarebbe stato un giovane parroco della città che è stato rimosso anche per altre accuse gravi. Nei suoi confronti la Curia aveva, infatti, tempo fa avviato una indagine per una serie di messaggi hot con esplicite richieste sessuali che il sacerdote attraverso sms e chat avanzava a uomini, anche sposati, che frequentavano la parrocchia di periferia di cui era titolare, ufficialmente molto apprezzato da gerarchia e fedeli, da cinque anni.

Il sacerdote è stato rimosso e rischia la sospensione a divinis. Ma prima di tutto questo, il giovane parroco avendo sentore del suo imminente avvicendamento, avrebbe screditato i suoi confratelli per spirito di vendetta. Dopo il suo allontanamento, ufficialmente per motivi di salute, avvenuto all’indomani di un duro confronto con il vescovo della Diocesi, le indagini avviate su richiesta della Curia dalla Squadra Mobile di Avellino hanno accertato grazie alle immagini di alcune telecamere di videosorveglianza collocate nei pressi di alcune chiese che il “corvo” altri non era che il giovane sacerdote, ripreso distintamente mentre colloca i “volantini della vergogna” agli ingressi dei luoghi di culto della città.

Anche alla luce di questo, il vescovo di Avellino ha avviato le procedure per la sua sospensione a divinis che potrebbe anche prevedere la riduzione allo stato laicale. Le sue accuse avevano provocato anche profonde lacerazione nella chiesa avellinese, portando uno dei parroci accusati a denunciare dall’altare la gogna immeritata e infondata a cui anche lui era stato sottoposto, fino al punto di annunciare ai parrocchiani le sue dimissioni perché ormai privo della serenità necessaria a svolgere la sua attività pastorale nella piccola comunità a pochi chilometri da Avellino.

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