M5S e Lega alla battaglia d’autunno, si contendono la scena

Il presidente del consiglio Giuseppe Conte (C) con il ministro dellinterno e vicepremier Matteo Salvini (D) ed il ministro del lavoro e vicepremier Luigi Di Maio (S) durante un dibattito in aula al Senato. Governo
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte (C) con il ministro dellinterno e vicepremier Matteo Salvini (D) ed il ministro del lavoro e vicepremier Luigi Di Maio (S) durante un dibattito in aula al Senato. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Lega e Movimento Cinque stelle avanti tutta verso la battaglia d’autunno. Matteo Salvini e Luigi Di Maio accelerano sulla costruzione delle fondamenta di una legge di Bilancio che sarà decisiva per la permanenza in vita dell’alleanza. Ma le contraddizioni già emergono in una ricerca continua della scena che evidenzia quanto alcune posizioni siano diverse.

Chissà se il sondaggio che indica un sempre maggiore consenso degli elettori M5S per la politica sui migranti di Salvini ha convinto Di Maio a rilanciare la competizione non dichiarata con il collega vicepremier della Lega. Uno studio del sociologo Ilvo Diamanti addirittura ipotizzava nei giorni scorsi una futuribile fusione tra cinquestelle e Carroccio per un super partito populista, con l’attuale ministro dell’Interno in posizione dominante.

In concomitanza con l’incontro tra Salvini e il leader sovranista e xenofobo ungherese Viktor Orban, che potrebbe cambiare la politica estera italiana, Di Maio alza il tiro e promette il reddito di cittadinanza nel 2019, anche sfidando il tabù del 3% nel rapporto deficit-Pil. E ipotizza di citare per danni i passati governi per aver dato concessioni come quella di Autostrade.

Una risposta ai successi propagandistici nell’ultimo periodo del rivale-alleato, i cui consensi sembrano crescere pure in presenza di un’iscrizione nel registro degli indagati per il caso della nave Diciotti. Deciso a puntare tutto su migranti e sicurezza, con un decreto draconiano in gestazione.

M5S e Lega si lanciano verso la Finanziaria, con uno spread pericolosamente ballerino. E i mercati osservano come si possano sposare nei numeri un partito filo-spesa pubblica e un partito dell’impresa grande e piccola e del fisco leggero.

Così Di Maio e Salvini si contendono la scena, in cerca di spazi di visibilità. Il ministro dello Sviluppo va in Egitto nel giorno in cui quello degli Interni lancia la diplomazia informale a Milano con il capo del gruppo di Visegrad dei ribelli dell’Unione europea. A Roma il premier Giuseppe Conte usa toni diversi da quelli di Salvini dopo il colloquio ufficiale con un altro leader di Visegrad, il primo ministro ceco Andrej Babis. “Non demonizzare la redistribuzione dei migranti”, dice Conte al suo ospite. Mentre il vicepremier della Lega vuole sigillare le frontiere marittime come Orban ha fatto con quelle terrestri ungheresi.

Una divaricazione a metà strada tra sicurezza e diplomazia in cui rischia di trovarsi il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, esponente dell’ala europeista dell’esecutivo e che guarda al Quirinale di Sergio Mattarella. Un altro preso nel fuoco incrociato Di Maio-Salvini è il ministro dell’Economia Giovanni Tria, che ha dovuto intervenire così da Pechino: “criticare il 3% deficit-Pil non vuol dire superarlo”, guardando ai rischi sui mercati finanziari per gli annunci del capo M5S.

Quest’ultimo ha riproposto la polemica contro i governi passati, tornando sul dossier Autostrade e ipotizzando addirittura di fare causa ai passati ministri per danno erariale da concessioni sfavorevoli. Sullo sfondo prima l’autunno, che la manovra economica e le intenzioni di Di Maio prospettano caldo, e più in là le elezioni Europee a maggio 2019: un appuntamento al quale sovranisti e populisti potrebbero arrivare uniti dal contratto di governo, ma anche divisi dopo una eventuale crisi. Comunque in competizione.

(di Luca Laviola/ANSA)

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