Venti di guerra su Idlib, Mosca pronta ad attaccare

Vladimir Puntin tra ufficiali della Marina durante una parata militare.
Vladimir Puntin tra ufficiali della Marina durante una parata militare. (LaPresse)

BEIRUT. – In Siria c’è il rischio di una nuova catastrofe umanitaria alla vigilia dell’annunciata offensiva militare russo-iraniano-governativa contro l’ultima roccaforte anti-regime nella parte occidentale del paese in guerra: il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha lanciato questo appello ai belligeranti, mentre l’inviato speciale per la Siria, Staffan De Mistura, ha proposto l’apertura di corridoi umanitari per mettere in salvo circa tre milioni di civili presenti nella zona.

La Russia, che da anni sostiene il governo siriano nel conflitto in corso, è pronta a lanciare l’offensiva su Idlib offrendo piena copertura aerea alle forze di terra, composte da truppe regolari di Damasco e da milizie ausiliarie, incluse quelle filo-iraniane già posizionate ai confini della regione nord-occidentale di Idlib. Per il vice ministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov, la proposta dei corridoi umanitari avanzata da De Mistura “va studiata nel dettaglio”.

Sia Damasco che Mosca considerano terroristi gran parte dei miliziani asserragliati a Idlib. In questo angolo di Siria al confine con la Turchia sono stati ammassati nel corso degli anni moltissimi civili. Ma anche gli insorti che si sono via via arresi all’avanzata russa, iraniana e governativa. Tra le varie fazioni presenti a Idlib spiccano gruppi qaidisti e jihadisti. Da quasi due anni la Russia, la Turchia e l’Iran conducono negoziati politico-militari per la spartizione della Siria occidentale in aree di influenza.

La regione di Idlib è stata finora affidata ad Ankara, anche se Teheran e Mosca tengono ora sotto pressione la Turchia. Nell’area, dove rimangono anche alcune migliaia di combattenti non siriani, sono dispiegate truppe di Ankara. E l’intelligence turca è in contatto da settimane con i vari gruppi armati delle opposizioni e con quelli qaidisti per stipulare accordi locali e ridurre i rischi di un’offensiva russo-iraniana.

Intanto il 7 settembre prossimo è previsto in Iran un incontro tra i rappresentanti dei tre paesi ed è probabile che fino ad allora non vi sarà nessun attacco su Idlib. Anche perché dal 1 all’8 settembre le forze navali russe svolgeranno esercitazioni su larga scala nel Mediterraneo orientale, impiegando 25 battelli e una trentina di aerei militari.

La Russia legittima il suo intervento a Idlib, affermando, assieme a Damasco, che Idlib è “un focolaio di terroristi” e che non agire – parola del portavoce di Putin – “non può portare a nulla di buono”. E da Mosca, il ministro degli Esteri siriano Walid al Muallim ha ribadito oggi che la Siria intende “liberare” ogni metro del paese “dal terrorismo”.

Muallim è tornato a evocare il complotto americano-britannico-francese contro la Siria, affermando che questi tre paesi sostengono i “terroristi”. Ma a Idlib, ha avvertito, “andremo fino in fondo”. Da giorni gli Stati Uniti, la Francia e la Gran Bretagna mettono in guardia Damasco dal tornare a fare uso di armi chimiche contro i civili.

E i tre paesi hanno minacciato di condurre nuovi attacchi missilistici punitivi se il governo siriano dovesse essere ritenuto responsabile di raid con armi proibite contro i civili di Idlib. Su questo, da Mosca rispondono che un eventuale attacco degli Usa e di altre potenze occidentali in Siria in risposta a un presunto attacco chimico di Damasco avrebbe “conseguenze imprevedibili”.

(di Lorenzo Trombetta/ANSAmed)

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