Migranti, ex prefetto di Padova: “Abbiamo fatto porcherie…”

Il nuovo prefetto di Bologna Patriza Impresa fotografata nel suo studio, Bologna
Il nuovo prefetto di Bologna Patriza Impresa fotografata nel suo studio, Bologna, 17 Luglio 2018. ANSA / GIORGIO BENVENUTI

PADOVA. – Si dice “amareggiata” e parla di “malinteso” l’ex prefetto di Padova, Patrizia Impresa, ma quelle frasi sui migranti intercettate in una telefonata con il suo vice pesano come un macigno sul tema dell’accoglienza: “E’ vero che ne abbiamo fatte di porcherie, però quando le potevamo fare”, diceva il 14 aprile 2017 in un dialogo con l’allora vice prefetto vicario, Pasquale Aversa, indagato nell’inchiesta sulle presunte irregolarità nella gestione degli hub veneti.

Tra gli indagati, oltre ad Aversa, figurano l’ex funzionaria prefettizia Tiziana Quintario e tre vertici della coop Ecofficina, ora Edeco, Simone Borile, Sara Felpatti e Gaetano Battocchio. Non c’è invece Impresa, che ora è prefetto a Bologna.

La conversazione è stata ascoltata dai Carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dal pm Federica Baccaglini, e fa parte degli atti dell’inchiesta in cui si ipotizzano la turbata libertà degli incanti, la frode nelle forniture pubbliche, la corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio.

“Sono amareggiata, sono state estrapolate e pubblicate frasi completamente decontestualizzate”, si è difesa Impresa. “Amareggiata – ribadisce – ma assolutamente certa della correttezza dei miei comportamenti. Probabilmente non è stato capito che l’utilizzo di termini forti, come ‘schifezza’, nel momento in cui lo stavo esprimendo, in una conversazione avulsa da tematiche relative alla gestione dei migranti, era una critica, forse anche nei confronti di me stessa”.

Sulla vicenda vuole comunque vederci chiaro il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, secondo il quale “se qualche funzionario ha sbagliato è giusto che paghi. Ma chi sono i mandanti politici di tutto questo?”, si chiede il ministro. Un’idea chiara lui ce l’ha. E attacca l’ex maggioranza: “Il governo di centrosinistra negava l’emergenza sbarchi, ma poi scaricava il problema sui prefetti e li costringeva a spostare i clandestini da un Comune all’altro per non irritare sindaci del Pd, ministri in visita o presidenti Anci del Pd. È il quadro vergognoso che emerge dall’inchiesta di Padova”.

“Parole inoffensive e ingenerose nei confronti dei Comuni” che si sono prodigati ad aiutare le Prefetture nell’accoglienza ai migranti, replica il presidente dell’Anci Antonio Decaro, mentre Galeazzo Bignami, di Forza Italia, chiede la rimozione del prefetto da Bologna: “il quadro che emerge è desolante”, osserva. Anche per il Dem Andrea De Maria, le notizie di oggi “suscitano perplessità ed interrogativi”, che la magistratura dovrà “accertare”. Quanto a Salvini: “invece di attaccare come sempre il Pd, che non c’entra proprio niente, smetta di fare propaganda elettorale e faccia per una volta il suo mestiere”. Patrizia Impresa è “una servitrice dello Stato”, “trasparente e corretta”, la difende Pier Ferdinando Casini.

Le indagini cui si riferiscono le intercettazioni sono quelle sulla coop Ecofficina Educational, poi Edeco che, proprio grazie all’accoglienza dei migranti ha visto aumentare il proprio fatturato. La coop gestisce, tra gli altri, i Cpt di Bagnoli e Cona, e in una intercettazione i responsabili rimarcano ai funzionari prefettizi la necessità di “far quadrare i conti”.

In una conversazione precedente, sul sovraffollamento del Cpt di San Siro di Bagnoli (ottobre 2016) e sulle pressioni da Roma per alleggerirlo, Impresa avrebbe detto ad Aversa: “anche se dobbiamo fare schifezze Pasquà… eh eh… no… schifezze… noi ci dobbiamo salvare Pasquà… perchè, non possiamo farci cadere una croce che…”. Nelle intercettazioni emergono altri episodi della contestata gestione di Bagnoli e Cona.

Quando c’è da risolvere il problema di sovraffollamento, il tenore è questo: “Anche se andiamo a metterli da qualche parte dove non possiamo, qualche cosa la dobbiamo pur fare”. Se i richiedenti asilo non potevano essere proprio spostati, si ricorreva agli ‘aggiustamenti’ contabili. Ciò sarebbe avvenuto in occasione di una visita dell’ex ministro Angelino Alfano a Bagnoli, facendo passare il numero di ospiti da 900 a 850. Nell’intercettazione del novembre 2016, Impresa direbbe ad Aversa: “il dato di 900 persone non possiamo darglielo assolutamente”. Nell’informativa dei militari al pm, si scrive che Impresa sottolinea “di voler dire al ministro 850 persone. Aversa dice di sì, che ci sta come dato e nemmeno il sindaco di Bagnoli Milan lo sa…”.

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