La Russia ignora Trump e lancia i raid aerei su Idlib

Persone intorno ad una voragine provocata dal bombardamento.
Sul terreno a Idlib, dopo circa 50 raid aerei, si registrano già le prime vittime tra i civili.

BEIRUT. – Mosca respinge il monito di Trump e riprende a bombardare intensamente Idlib: con almeno 50 raid aerei lanciati in poche ore dalle aviazioni russa e siriana sulla regione di Idlib, ultima roccaforte anti-regime nella Siria occidentale, è cominciata oggi la fase preliminare dell’annunciata offensiva contro quello che i governi siriano, russo e iraniano definiscono un “nido di terroristi”, ma che di fatto è da tempo sotto controllo della Turchia proprio col placet di Teheran e Mosca. E in serata Damasco ha denunciato un raid missilistico israeliano contro obiettivi nella Siria centrale a sud di Idlib.

Prima dell’inizio dei primi bombardamenti, il presidente americano Donald Trump aveva lanciato un monito all’omologo siriano Bashar al Assad: “Non dovrebbe attaccare sconsideratamente Idlib”, aveva scritto su Twitter. “Russi e iraniani farebbero un grave errore umanitario nel prendere parte a questa possibile tragedia. Centinaia di migliaia di persone potrebbero essere uccise. Non facciamo che questo accada!”, aveva intimato.

E in serata la Casa Bianca ha condannato “la sconsiderata escalation”, fissando l’ennesima linea rossa: “Vogliamo essere chiari. Se Assad sceglie di usare di nuovo armi chimiche, gli Stati Uniti e i loro alleati risponderanno rapidamente ed in maniera adeguata”.

Da Mosca, il Cremlino ha risposto al presidente Usa: “Lanciare semplicemente moniti, senza prestare attenzione al potenziale negativo e di grande pericolo per tutta la situazione in Siria, è un approccio incompleto”. Per la Russia il casus degli attacchi odierni, decisi dopo tre settimane di relativa calma nell’area, è stato il ripetuto tentativo da parte degli insorti di colpire la base di Hmeimim, nei pressi del porto mediterraneo di Latakia e quartier generale delle forze russe in Siria.

“I terroristi a Idlib rappresentano una minaccia alle nostre basi”, hanno detto da Mosca. La tv di Stato siriana ha definito “operazioni preliminari” quelle cominciate oggi a Idlib, parlando di una “fase preparatoria”. Da Ginevra, l’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Staffan De Mistura, ha citato fonti siriane secondo cui la vera e propria offensiva non comincerà prima del 10 settembre. E nel Mediterraneo orientale proseguono intense le esercitazioni navali militari russe.

Ma sul terreno a Idlib, dopo circa 50 raid aerei, si registrano già le prime vittime tra i civili: 12 morti, di cui cinque bambini nel distretto di Jisr ash Shughur, il più colpito nelle ultime ore e dove le scuole sono state chiuse fino a data da destinarsi. L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), che ha base in Gran Bretagna ma che da 11 anni monitora le violazioni nel paese grazie a una fitta rete di fonti sul terreno, afferma che i feriti sono una trentina e che gli sfollati sono circa 200. Si tratta di cifre difficili da verificare in maniera indipendente e che potranno salire nelle prossime ore.

Media russi, iraniani e governativi siriani non forniscono indicazioni di quanto sta avvenendo a Idlib e dintorni. Secondo l’Ondus, gli obiettivi colpiti oggi sono state postazioni di miliziani qaidisti, provenienti anche da Turkestan e Bosnia. Dal canto suo la Turchia, che assieme a Russia e Iran fa parte del terzetto garante della tregua in Siria, ha un ruolo rilevante nel controllo di alcuni gruppi di miliziani a Idlib.

Anche Ankara ha continuato a inviare truppe nella zona a sud di Idlib per rafforzare le sue “torri di osservazioni” lungo la linea di confine tra le aree di influenza turca e quella russo-iraniana. E proprio Idlib è stato il tema al centro dei colloqui oggi ad Ankara tra il ministro della Difesa turco Hulusi Akar e l’inviato speciale di Donald Trump per la Siria, James Jeffrey. E di Idlib parleranno ancora venerdì prossimo a Teheran i presidenti di Russia, Turchia e Iran.

(di Lorenzo Trombetta/ANSAmed)