Conte media con M5s e Lega: “Vigile su questione fondi”

Giuseppe Conte tra Di Maio e Salvini
Giuseppe Conte tra Di Maio e Salvini

ROMA. – La manovra di bilancio, con l’apertura di credito dei mercati sulla promessa di rispetto dei parametri europei; il caos vaccini, con i mal di pancia trasversali dentro il M5s ma anche nella Lega; il ddl anticorruzione, con le correzioni apportate in extremis per mettere d’accordo le diverse anime della maggioranza sul tema cruciale del giustizialismo.

Nel primo snodo cruciale del governo giallo-verde, il premier Giuseppe Conte indossa, più che nei primi 100 giorni di esecutivo, i panni del mediatore e tenta di frenare le spinte centrifughe di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Spinte che, tuttavia, restano, con il M5S, che nel giorno della sentenza sui fondi della Lega, da un lato difende l’alleato ma dall’altro, rivendica una sua “autonomia” legalitaria, annunciando lo stop ai finanziamenti nascosti ai partiti.

Una situazione che se non allarma, almeno plasticamente, il premier, mette però sul chi va la Palazzo Chigi, alzando ancora di più l’attenzione su un quadro politico complesso. Reduce da una visita istituzionale ad Ischia dopo un anno dal terremoto e in vista di un tour nella “sua” Puglia, il premier sembra intenzionato a presidiare il Mezzogiorno, dove i 5 Stelle stanno tentando la rimonta sulla Lega.

Ma, allo stesso tempo, è il ruolo di mediatore sul quale Conte è di fatto costretto a concentrasi: a partire dal ddl anticorruzione, approvato in un Cdm che registra una ostentata assenza di Salvini.

Conte torna a Roma per presiedere il consiglio dei ministri che dà semaforo verde ad uno dei provvedimenti qualificanti del programma 5 stelle, il ddl cosiddetto “spazzacorrotti”. E anche lì il premier-avvocato media: di fronte alle perplessità del Carroccio pretende e ottiene un ammorbidimento del Daspo a vita per i corrotti.

E prima del Cdm Conte incontra il ministro dell’Economia Giovanni Tria e chiama a palazzo Chigi un vertice di maggioranza sulla manovra, convocato immediatamente dopo aver avuto notizia del mini vertice economico tenutosi tra i sottosegretari della Lega Massimo Bitonci, Armando Siri e Massimo Garavaglia su flat tax e pace fiscale.

Intanto, grazie anche agli uffici del ministro dell’Economia e al vigile monitoraggio del Quirinale, il presidente del Consiglio ottiene un’importante apertura di credito dal Fmi che cita espressamente le “parole rassicuranti del premier Giuseppe Conte e del ministro dell’economia Tria”.

Conte ostenta tranquillità anche di fronte alla tegola in capo al Carroccio sul sequestro dei fondi. Nega ricadute sul governo, esprime vicinanza a Salvini (“prendo atto che ora per un partito politico sarà difficile svolgere attività politica”) ma è Luigi Di Maio a smarcarsi nettamente dall’alleato di governo.

Deve tenere a bada i malumori dentro il Movimento per l’imbarazzo sul caso del Carroccio e presentando il ddl anticorruzione ne approfitta per una stoccata indiretta sul finanziamento ai partiti. Introduce l’argomento e avverte: “questo meccanismo che era alla base della Seconda Repubblica, nella Terza Repubblica non esisterà più il segreto nel finanziamento alla politica”. Un modo per prendete le distanze dall’alleato leghista su questo tema tentando di rinverdire l’appeal elettorale pentastellato di fronte alla scalata di Salvini.

(di Francesca Chiri e Michele Esposito/ANSA)

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