Filippo Fabiani dalla Casa d’Italia alla Primera División

Contrasto aereo tra Fabiani e Simeone
Un contrasto aereo tra Fabiani e Simeone durante il Sudamericano U20 dell'88

CARACAS – La palla che vola in cielo, il portiere che vola per mantenere la propria porta inviolata. Tutti si chiedono come abbia fatto a deviare quella palla e strozzare il grido di gol dalle gole degli avversari. Quante volte avrà vissuto quest’esperienza il portiere italo-venezuelano Filippo Fabiani.

Questo campione della palla a chiazze é il figlio maggiore di una familia d’artigiani provenienti da Ascoli Piceno. Suo papá, Enrico, ha trasmesso a suo figlio l’amore per il calcio.

“Ho iniziato a giocare a calcio nella Casa d’Italia di Maracaibo en el Colegio Los Amaristas”.

Come tutti i ragazzini che iniziano a tirare calci ad un pallone il suo sogno era quello di fare l’attaccante e fare tanti gol.

“Il mio sogno era quello di divenatare bomber, cosí mio papá era contento. Ma con i piedi non ero cosí bravo. Un giorno, mi sono messo in porta ed ho scoperto che lí potevo evitare le vittorie degli avversari. Da quel giorno é stato amore a prima vista con quel ruolo”.

Grazie alle sue ottime prestazione sotto i tre pali, questo campione nato a Maracaibo il 25 novembre del 1968 si é guadagnato il posto da titolare nella selezione dello stato Zulia partecipando ai Juegos Nacionales Juveniles che si sono tenuti a Maracay nel 1987.

“In quei giochi abbiamo perso contro Mérida e Distrito Federal, ma ci siamo tolti la soddisfazione di eliminare i padroni di casa dello stato Aragua. In quella gara siamo riusciti a batterli grazie ad un gol di Carlos “el chino” Morales, quel giorno non solo ho esultato per il gol del mio compagno di squadra, ma anche per il rigore che ho parato”.

I suoi riflessi felini gli hanno permesso anche di indossare la maglia della nazionale. “Con la vinotinto ho avuto la possibilità di partecipare al Campeonato Sudamericano Sub-20, anche noto come torneo Juventud de América. Quella per me fu un’occasione d’oro nella mia carriera, allora avevo 18 anni. Il mio arrivo in nazionale fu anche grazie all’allenatore Gilberto Amaya, che mise la buona parola con gli allenatori della nazionale”.

In quel torneo, la vinotinto era allenata da Manuel Plasencia e l’italo-venezuelano Luis Mendoza Benedetto. In quella squadra c’erano campioni del calibro di Stalin Rivas, Gabi Miranda, Luis Carlos Mendoza, Salomón Alcalde, Ronaldi Contreras, Jesús Chuy Vera, Ceferino Bencomo, Pedro “Nani” Francia, Giovanni Monsalve e gli italo-venezuelani Ricardo Milillo, Giovanni Savarese e Pablo Giroletti.

La manifestazione sudamericana si é disputata nello stadio José Amalfitani della città di Buenos Aires. Fabiani e compagni sono stati inseriti nello stesso girone con i padroni di casa, Cile, Paraguay ed Israele che partecipava come invitato speciale.

“Ricordo la gara al cardiopalma contro l’Argentina! I giocatori ed i tifosi dell’albiceleste non ci credevano che noi della vinotinto stavavamo giocando una gara a viso aperto con loro. Quel giorno il gol partita arrivó a pochi minuti dal termine (88’ rete di Scotto, N.D.R.)”.

In quella nazionale argentina c’erano calciatori del calibro di Diego Simeone (noto ai tifosi della serie A per il suo passato con Pisa, Lazio ed Inter), Mohamed, Darío Scotto, Tito Bonano e Claudio Úbeda.

L’articolo di giornale dove parla dell’incidente avvenuto a Fabiani. (Foto cortesia di Eliezer Pérez)

“Contro l’Argentina abbiamo perso 1-0. Quel giorno sono stato colpito da una pietra lanciata dalla tribuna. Qui alla radio avevano detto che ero stato colpito da un proiettile, mia madre appena ha sentito quella notizia é svenuta”

La nazionale venezuelana non vinse una sola gara nel Sudamericano Under 20, ma tra i protagonisti della delegazione venezuelana ci fu Filippo Fabiani. Grazie alle sue performance fu acquistato dallo Zamora che era allenato da Esteban Beracochea.

“L’acquisto é stato anche possibile anche grazie all’amicizia tra Miguel Silvestri (presidente dello Zamora, NDR). Lui vendeva legno ed era uno dei fornitori di legno di mio padre. Si conoscevano bene. E poi avevo una grossa possibilità di giocare come giovanile. Ricordo il mio esordio fu nello stadio Guatamare. Quel giorno abbiamo pareggiato 0-0 con il Pepeganga Margarita”.

Il campionato del 1988 fu vinto dal Marítimo che si lasció alle spalle Táchira e Caracas. Lo Zamora di Fabiani chiuse al quarto posto. Poi il portiere di origine italiana fu trasferito all’Estudiantes de Mérida, tutto questo perché voleva laurearsi presso l’Universidad de Los Andes.

“In quell’Estudiantes c’erano pezzi da novanta come Liberio Mora, “Memín” Sánchez, “Sapito” Zambrano, i fratelli Milillo, Nabor Gavidia, Virgilio Pérez, Hildemaro Fernández e gli argentini Cequeira e Tocco”

La formazione accademica riuscí ad arrivare in finale della Coppa Venezuela dove fu battuto ai i calci di rigore dal Maritímo. In quel periodo, Fabiani stava lavorando sodo per rivecere la chiamata dalla nazionale maggiore.

“Luis Mendoza mi aveva detto che avevo un post otra i convocati per la Coppa América e le qualificazioni per i Mondiali Italia 1990. Sapevo che sarei stato il terzo portiere, davanti a me c’erano César Baena e Daniel Nicolak. Ma solo l’dea di andaré in nazionale mi motivava”.

Dopo l’esperienza con l’Estudiantes si trasferí al Maracaibo Fútbol Club. Ma, il fato gli aveva preparato un destino crudele alla sua promettente carriera.

“Il 19 marzo del 1990, nello stadio Pachacho Romero di Maracaibo dopo uno scontro con Tito Díaz mi sono fratturato la tibia ed il peroné della coscia destra. Un’infortunio gravissimo. Quel giorno affrontavo lo Zamora. dopo due interventi chirurgici sono tornato, ma non ero lo stesso di prima”.

Nel palmarés di Filippo Fabiani ci sono due medaglie d’oro vinti nei giochi Fedeciv. “Queste medaglie le conservo con molta nostalgia e soddisfazione. Le abbiamo vinte senza essere favoriti”.

Attualmente Fabiani lavora come preparatore dei portieri dei Titanes Fútbol Club, formazione della Segunda División venezuelana e nel Colegio Los Robles.

“Adesso vivo il calcio in un’altro modo. Ma se devo dirti la verità questo sport é la mia vita e nelle mie vene”.

(di Fioravante De Simone)

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