In Russia i “War game” più massicci dalla Guerra Fredda

Xi e Putin passano in rassegna le truppe schierate: scene da Guerra Fredda.
Xi Jinping y Vladimir Putinin un'immagine d'archivio.

MOSCA. – La Russia flette i muscoli e dà inizio a ‘Vostok-2018’, la più grande esercitazione militare sin dai tempi della Guerra Fredda, più imponente persino dei ‘war game’ del 1981 in cui vennero coinvolti diversi paesi dell’ormai defunto patto di Varsavia. Ma se allora Mosca guardava a ovest, quest’anno il teatro delle operazioni si sposta a est (vostok in russo significa infatti oriente). La novità, non da poco, è che la Cina per la prima volta è stata invitata a prendere parte alle manovre – di carattere strategico – e Pechino ha risposto inviando un nutrito contingente.

Vladimir Putin e Xi Jinping non a caso si sono incontrati a margine del forum economico di Vladivostok e insieme hanno convenuto che “la rapida evoluzione della situazione internazionale rende la cooperazione russo-cinese sempre più importante” – chiaro riferimento alla muscolare politica estera di Donald Trump. E dunque è meglio essere preparati.

I ‘war game’ d’oriente dureranno sino al 17 settembre e sfoggiano numeri ciclopici: 300mila soldati, 36mila tra carri armati e veicoli corazzati, oltre mille jet ed elicotteri nonché le navi della Flotta del Nord e di quella del Pacifico. La Cina, dal canto suo, partecipa con 3.200 soldati, 30 jet e 900 fra tank e blindati.

Certo, Russia e Cina hanno condotto altre volte esercitazioni congiunte ma sempre nel quadro di partnership internazionali mentre questa volta si tratta di accogliere i militari cinesi nel sancta sanctorum delle manovre interne, effettuando un vero salto di qualità. Insomma, la ‘special relationship’ fra Mosca e Pechino continua ad evolvere e così dal piano politico si passa a quello militare, in linea con le intese firmate a Vladivostok.

“La Cina è stata considerata fra i rischi potenziali dell’Estremo Oriente russo per molti anni: ora il messaggio è che Mosca non vede più Pechino come un avversario”, analizza Alexander Gabuev del centro Carnegie di Mosca ricordando come, nel 1969, fra le due potenze comuniste si arrivò addirittura allo scontro armato proprio a causa delle dispute sul lungo confine (oltre 4mila chilometri) – contesa chiusa peraltro solo nel 2008 con nuove linee di demarcazione.

Di più. Gabuev – in un commento per il Moscow Times – sostiene che Vostok-2018 rappresenta anche un messaggio per l’Occidente: “Se gli Usa continuano a stringere la Russia all’angolo, un abbraccio sempre più profondo con la Cina sarà inevitabile, probabilmente più di quanto Mosca non voglia davvero”.

E’ un’analisi che trova conferma. Al di là delle manifestazioni pubbliche, infatti, una fonte del Cremlino all’ANSA tratteggia un quadro meno roseo: “La Cina è un vicino molto scomodo, siete davvero fortunati voi in Europa a non avere con Pechino confini diretti”. Quindi bene ma non benissimo.

Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, in tutto questo ha smorzato le preoccupazioni espresse da alcune cancellerie e ha sottolineato che i war game Vostok-2018 sono “esercitazioni molto importanti” ma comunque “in linea con gli sforzi annuali di routine delle forze armate russe, necessari per garantire la sicurezza del nostro Paese”.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

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