Erdogan si prende il Fondo sovrano, vale 200 miliardi di dollari

Un'immagine in cartapesta di Erdogan sfila per le strade con la scritta DIKTATUR. Archivio.
Un'immagine in cartapesta di Erdogan sfila per le strade con la scritta "Diktatur". Archivio.

ISTANBUL. – È sempre più stretta la presa di Recep Tayyip Erdogan sulla Turchia. Dopo aver messo in subbuglio i mercati con la promessa di indirizzare maggiormente le decisioni della Banca centrale, il presidente ha nominato sé stesso alla guida del Fondo sovrano di Ankara, nel quale aveva fatto trasferire due anni fa il patrimonio di molte delle maggiori aziende di Stato, per un valore stimato in circa 200 miliardi di dollari.

Con un decreto firmato di suo pugno e pubblicato oggi sulla Gazzetta ufficiale, Erdogan attribuisce inoltre la vicepresidenza vicaria al super-ministro delle Finanze Berat Albayrak, il suo discusso e fidato genero, nelle cui mani aveva già messo il controllo delle politiche economiche nel bel mezzo della più profonda crisi valutaria turca da quanto è salito al potere, oltre 15 anni fa. La rivoluzione all’interno del management era stata preannunciata da alcune dichiarazioni dello stesso capo dello Stato, che ne aveva criticato la gestione.

Creato nel 2016 all’indomani del fallito tentativo di golpe, il Fondo aveva lo scopo dichiarato di movimentare risorse per colossali investimenti pubblici, anche se obiettivi e strategie specifici non sono mai stati del tutto chiariti pubblicamente. Sotto il diretto controllo di Erdogan, che aveva già rafforzato i suoi poteri dopo la rielezione a giugno con il nuovo sistema presidenziale, passa così un patrimonio enorme.

Tra gli asset controllati dal Fondo ci sono le quote trasferite dal Tesoro della compagnia di bandiera Turkish Airlines, del gigante delle telecomunicazioni Turk Telekom, di diverse banche a partecipazione statale, della Borsa di Istanbul, di compagnie del settore energetico, oltre che delle poste e delle ferrovie di Stato. Come queste maxi-risorse verranno gestite, denunciano i critici, è tutt’altro che chiaro.

La mossa giunge alla vigilia di una riunione molto attesa della Banca centrale di Ankara, da cui i mercati attendono domani un segnale forte con un rialzo dei tassi d’interesse, dopo le dichiarazioni in questo senso dell’istituto, che hanno parzialmente frenato la caduta della lira turca. In caso contrario, gli analisti temono un altro pesante contraccolpo sulla valuta, che solo dall’inizio dell’anno ha perso il 40% del suo valore rispetto al dollaro.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)