Confcommercio: “Rialzo Iva frena Pil, già persi 2.000 euro a testa”

Turisti camminando tra le bancarelle di un mercatino. Confcommercio
Turisti camminando tra le bancarelle di un mercatino.

ROMA. – L’Italia non è mai riuscita a recuperare le ingenti perdite accumulate con la crisi, tanto che ad oggi, secondo i calcoli di Confcommercio, si sono persi circa 2.000 euro a testa di Pil reale rispetto a 10 anni fa. E le prospettive per il prossimo anno non sembrano poi così rosee: “troppe nubi si addensano sul 2019” e se non si dovesse stoppare l’innalzamento dell’Iva, il progresso del Pil non riuscirà a sforare la soglia dell’1%.

Ad illustrare i risultati del rapporto ‘Eredità pesante. congiuntura difficile e legge di bilancio complessa’ sono stati il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli e il direttore dell’Ufficio Studi Mariano Bella. Il rapporto mette a confronto l’evoluzione negli anni dell’economia italiana rispetto a quella dei principali partner europei e per quello che riguarda in particolare il nostro paese mette in guardia dai potenziali effetti negativi derivanti soprattutto dal possibile rialzo dell’Iva con l’entrata in vigore della clausola di salvaguardia.

Senza aumento dell’Iva, valuta infatti Confcommercio, il Pil aumenterebbe dell’1,1% nel 2019, in caso contrario invece la crescita si fermerebbe tra lo 0,7 e lo 0,8%. L’aumento dell’Iva si tradurrebbe inoltre in un aggravio della spesa annuale a persona di oltre 2012 euro. E se anche l’associazione dice che va bene la flat tax, Sangalli avverte che “tutto ciò che rientra nel perimetro della riduzione delle tasse ci trova favorevoli, purché non si baratti con l’Iva”.

“Dall’analisi del nostro ufficio studi emerge chiaramente che la malattia cronica del nostro paese è la bassa crescita” ha spiegato il presidente ricordando che negli ultimi 30 anni siamo sempre in fondo alle classifiche internazionali per variazione di Pil, reddito e consumi.

“Basti pensare che negli ultimi 10 anni ogni cittadino italiano ha perso circa 2.000 euro di reddito. Pesano i difetti strutturali della nostra economia, gli eccessi di tasse e burocrazia, i deficit di legalità e infrastrutture, ma quello che ci preoccupa di più è che a causa di un’economia che mostra evidenti segnali di rallentamento, la prossima Legge di Bilancio diventa un esercizio particolarmente delicato”.

In sostanza “bisogna tenere i conti pubblici in ordine, disinnescare le clausole di salvaguardia, avviare le riforme previste dall’accordo di governo, occorre fare delle scelte”. Per tornare a crescere, ha ribadito infine Sangalli, “la priorità assoluta resta la riduzione delle tasse, evitare l’aumento dell’Iva è il primo passo per scongiurare una nuova crisi dei consumi”.

(di Angelica Folonari/ANSA)

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