Banca centrale turca contro Erdogan, alza i tassi d’interesse

Tabelloni sulla strada con i tassi di cambio della lira turca.
Tabelloni sulla strada con i tassi di cambio della lira turca.

MILANO. – La banca centrale turca supera il test sulla sua indipendenza e dà uno schiaffo al presidente Recep Tayyip Erdogan alzando i tassi di interesse (‘repo’ a una settimana) dal 17,75% al 24% nel tentativo di arginare la corsa dei prezzi nel Paese. Gli analisti si attendevano il rialzo, ma al 21-22%. Il timore era che i banchieri centrali, data la sempre più forte stretta di Erdogan sulle istituzioni turche, sarebbero stati troppo intimiditi per decidere un aumento capace di arginare l’emorragia di capitali.

I mercati hanno applaudito l’indipendenza mostrata dall’istituto guidato da Murat Çetinkaya. La lira ha subito riguadagnato il 3,7% portandosi a 6,18 sul dollaro, arrivando anche a toccare un minimo di 6, per attestarsi su un rialzo del 4,2% a 6,08, mentre la Borsa di Istanbul ha guadagnato il 2,45%.

Il rialzo dei tassi è una misura osteggiata da Erdogan. Il presidente, che solo ieri si è nominato alla guida del Fondo sovrano di Ankara, poche ore prima della riunione dei banchieri centrali è entrato a gamba tesa nelle loro competenze, scagliandosi conto l’aumento dei tassi, ritenuto “la ragione” dell’inflazione. In un duro attacco alla banca, Erdogan ha detto che la Turchia “dovrebbe tagliare questi alti tassi” dato che l’inflazione “è il frutto di passi sbagliati della banca centrale”. Parole che avevano depresso la lira del 3%.

Poche ore dopo l’istituto non solo ha annunciato un aumento del tasso di riferimento di 625 punti base (il maggiore da quando Erdogan è salito al potere 15 anni fa) ma anche che “continuerà ad utilizzare tutti gli strumenti disponibili” per perseguire la stabilità dei prezzi. Una sorta di ‘whatever it takes’: la stretta monetaria, ha spiegato la Banca, sarà mantenuta “in modo deciso fino a quando l’inflazione mostrerà un significativo miglioramento”. E “se necessario saranno realizzate ulteriori strette monetarie”.

I prezzi in Turchia galoppano, il mese scorso l’inflazione ha sfiorato il 18%. I timori degli investitori sull’indipendenza della banca centrale, i rischi geopolitici, le preoccupazioni sulla tenuta della economia turca e per la lotta diplomatica tra Erdogan e Washington hanno messo sotto pressione la lira, che ha perso quasi il 40% del suo valore da inizio anno, con timori di contagio sui mercati emergenti.

Nel tentativo di scoraggiare l’uso di valuta estera Erdogan la scorsa notte ha perfino stabilito che tutti i contratti d’acquisto, vendita e affitto di beni in Turchia siano stipulati esclusivamente in lire turche.

La decisione della banca centrale ha rassicurato i mercati. Il rialzo, ha sintetizzato Brett Diment, responsabile Debito mercati emergenti di Aberdeen Standard Investments, “porta la Turchia sulla lenta strada verso la riconquista di un po’ di credibilità della politica monetaria, e questo è fondamentale. Se non avessero rialzato i tassi oggi, ci sarebbe stato il rischio di un nuovo brusco sell off della lira turca o di una caduta del paese verso una crisi della bilancia dei pagamenti e persino bancaria”.

(di Giorgia Bentivogli/ANSA)

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