Molestie sessuali, il caso Kavanaugh imbarazza Trump

Brett Kavanaugh in primo piano, dietro il presidente Trump e la famiglia del giudice.
Kavanaugh, beveva ed era aggressivo. (Gettyimages)

WASHINGTON. – L’onda di #Metoo rischia di travolgere per la prima volta la nomina di un giudice della Corte suprema, diversamente da quanto accade nel lontano 1991, quando la conferma di Clarence Thomas nonostante le accuse di molestie da parte della docente di legge Anita Hill spianò la strada ad un’ondata di successi elettorali femminili nel 1992, ribattezzato “year of the woman’.

La vicenda rischia di mettere in serio imbarazzo anche Donald Trump alla vigilia delle elezioni di Midterm, che vedono un numero record di donne candidate, soprattutto fra i dem, dati ampiamente favoriti dai sondaggi per la riconquista della maggioranza alla Camera e con crescenti chance di riprendere il Senato.

La nuova grana è legata al giudice Brett Kavanaugh, 53 anni, scelto dal presidente ma avversato in tutti i modi dai democratici, che temono una decisa svolta a destra della Corte se venisse confermato. Giovedì prossimo la commissione Giustizia del Senato avrebbe dovuto esprimere il suo voto, prima di quello dell’aula per la conferma.

Ma a far saltare tutto è stata una donna che ha deciso di uscire allo scoperto dopo che è trapelata la notizia di una sua lettera-denuncia confidenziale consegnata alla senatrice dem Dianne Feinstein e poi finita all’Fbi. In piena era #Metoo, Christine Blasey Ford, 51 anni, docente di psicologia clinica alla Palo Alto University, ha trovato il coraggio di raccontare pubblicamente la storia al Washington Post e si è detta pronta a testimoniare al Congresso.

I democratici hanno colto la palla al balzo chiedendo di rinviare il voto per fare luce sulle accuse, ammonendo che altrimenti sarebbe “un insulto alle donne d’America e al prestigio della Corte suprema”. Alla richiesta si sono accodati tre senatori repubblicani cambiando così gli equilibri in commissione, dove il Grand Old Party ha una maggioranza di un singolo voto, come in aula al Senato. Gioco forza per il presidente della commissione, il repubblicano Chuck Grassley, annunciare che la donna “merita di essere ascoltata”.

Con ogni probabilità verrà risentito anche Kavanaugh, che oggi è comparso alla Casa Bianca e in una dichiarazione diffusa dalla presidenza si è detto pronto anche lui a parlare al Senato per difendere la sua “integrità” da un’accusa “completamente falsa” che risale e 36 anni fa. La Casa Bianca per ora si schiera con lui, anche se Trump non si è scagliato contro l’accusatrice e la sua consigliera Kellyanne Conway ha detto che la donna “non deve essere ignorata o insultata”.

Christine Blasey Ford ha raccontato al Wp che in una festa estiva nei primi anni Ottanta, quando aveva 15 anni, fu spinta in una camera da Kavanaugh e da un suo compagno, entrambi ubriachi, e che il primo la bloccò su un letto, la palpò sopra i vestiti, si strusciò contro il suo corpo e tentò di toglierle i vestiti, tappandole la bocca quando lei cercò di gridare. “Ho pensato che poteva uccidermi inavvertitamente”, ha detto.

Riuscì poi a liberarsi e a scappare quando il secondo ragazzo, Mark Judge, saltò su di loro facendoli cadere a terra tutti e tre. Judge, ora produttore cinematografico e scrittore per vari media, ha già negato l’episodio. La donna, una democratica registrata, ha spiegato che non aveva mai raccontato l’incidente nei dettagli sino al 2012, quando entrò in terapia di coppia con suo marito e fu invitata a raccontarlo. Poi si attivò a luglio, quando scoprì che Kavanaugh era nella shortlist di Trump per la Corte suprema. Ora ha deciso di assumersi la sua responsabilità in prima persona.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

Lascia un commento