Schiaffo Alibaba, per i dazi addio a un milione di posti in Usa

Jack Ma, il fondatore di Alibaba
ack Ma, il fondatore di Alibaba. (ANSA)

WASHINGTON. – Jack Ma, l’uomo più ricco della Cina, beffa Donald Trump. Gli aveva promesso un milione di posti di lavoro da creare in America, ma ora fa marcia indietro: “Non ci sono più le condizioni”. E la colpa è della guerra dei dazi scatenata dal tycoon, che ha ucciso l’ambizioso progetto di espansione in America di Alibaba, il colosso cinese dell’e-commerce che compete con Amazon e e-Bay.

Un vero e proprio schiaffo al presidente americano, che a suo tempo si era vantato della capacità di attrarre posti di lavoro persino da una realtà legata alla Cina. Era il gennaio del 2016 e Trump, fresco di elezione, doveva ancora insediarsi alla Casa Bianca. Jack Ma, da due anni sbarcato a Wall Street con una quotazione da record, lo andò a trovare alla Trump Tower sulla Fifth Avenue di Manhattan, e il tycoon si fece riprendere trionfante accanto all’ospite: “Io e Jack faremo grandi cose”, disse.

Ora Alibaba si aggiunge alla lista delle grandi aziende e multinazionali – dalla Apple ad Amazon, dalla Nike a Google – che dicono no alle politiche di Trump e soprattutto a un’escalation delle tensioni commerciali tra Washington e Pechino. Tensioni – è tornato ad avvertire il Fondo monetario internazionale – che rischiano di comportare “costi significativi” per l’economia globale.

“In una guerra commerciale non ci sono mai vincitori”, ha ammonito il portavoce dell’istituzione finanziaria guidata da Christine Lagarde. “La premessa di quella promessa del milione di posti di lavoro in Usa – ha spiegato Ma in una intervista all’agenzia di stampa cinese Xinhua – era quella di relazioni commerciali amichevoli tra Stati Uniti e Cina. Ma questa premessa non esiste più, e la nostra promessa non può essere mantenuta”.

Parole chiare, a cui segue quello che è stato interpretato come un vero e proprio affondo nei confronti della Casa Bianca: “Il commercio non è un’arma e non dovrebbe essere usato per cominciare le guerre, ma dovrebbe essere un fattore chiave per la pace”, ha lamentato il ‘guru’ di Alibaba che di recente ha annunciato il suo ritiro dai vertici del gruppo per dedicarsi alla filantropia, proprio come un altro ‘collega’ miliardario a cui dice di ispirarsi, Bill Gates.

Difficile però immaginare che Ma si staccherà davvero dalla sua creatura. “Alibaba comunque non smetterà di lavorare duramente per contribuire a uno sviluppo di sane relazioni commerciai tra Stati Uniti e Cina”, ha anche detto Ma. Sta di fatto che ormai il sogno del milione di posti è tramontato, e difficilmente Trump – che per ora non ha risposto – non se la legherà al dito.

Per il momento il presidente americano preferisce l’ennesimo affondo su Twitter contro il cartello petrolifero dell’Opec: “Noi proteggiamo i Paesi del Medio Oriente, non sarebbero sicuri a lungo senza di noi, e ancora continuano a spingere per prezzi del petrolio sempre più alti! Ce ne ricorderemo. Il monopolio Opec deve abbassare i prezzi ora!”, il monito di Trump, dopo il quale il prezzo del petrolio, in forte rialzo da giorni, è scivolato di nuovo a New York sotto i 71 dollari.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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