Draghi: “All’Italia servono fatti, non l’aumento dei tassi”

Mario Draghi con il ministro dell'Economia italiano Tria.
Il Presidente della Bce Mario Draghi con il ministro dell'Economia italiano Tria. (ANSA)

BRUXELLES. – Le “parole” del governo italiano hanno fatto danni reali e quantificabili in un aumento dei tassi per imprese e famiglie. Mario Draghi, davanti al Parlamento europeo, non cambia linea rispetto a dieci giorni fa, quando le sue parole hanno scatenato feroci reazioni da parte dei leader di Lega e M5S. E snocciola i dati, sottolineando che questo fenomeno si è verificato “solo in Italia”, e che a pagarlo sono i cittadini.

L’Eurotower resta quindi in attesa della legge di bilancio e del dibattito parlamentare, due momenti “importanti e delicati”. Perché la Bce, ha confermato il suo presidente, proseguirà col taglio degli acquisti dei titoli di stato e, sebbene la situazione economica sia la migliore dal periodo pre-crisi e i rischi siano “ampiamente bilanciati”, ci sono “minacce” all’orizzonte: la guerra dei dazi in primis, il cui impatto potrebbe essere “grande”, ma anche una politica di bilancio più orientata alla spesa da parte di “alcuni Paesi”.

Intanto fa schizzare l’euro a 1,18 dollari la conferma che l’inflazione sarà all’1,7% sino al 2020, con quella di base che crescerà ulteriormente nei prossimi mesi. “Occorre aspettare i fatti”, ha ribadito Draghi, “non voglio entrare in discussioni che sono a livello del singolo Paese” su cosa ci sarà o meno nella prossima manovra. Certo è che gli aumenti dei tassi per imprese e famiglie sono qualcosa che “è successo solo in Italia e non altrove nell’eurozona”.

Le Pmi – ha proseguito il presidente della Bce rispondendo a una domanda dell’europarlamentare di Fi Fulvio Martusciello – si trovano ora a pagare 20 punti base in più alle banche per i prestiti, mentre alle grandi imprese le obbligazioni costano 64 punti base in più, senza contare “garanzie e clausole contrattuali diverse da quelle degli altri Paesi, che pagano ai tassi di prima o anche più bassi”. Alle famiglie non va meglio: anche loro hanno già subito un aumento di 20 punti sui tassi per il credito al consumo, mentre sui mutui “il processo è più lento”.

A fronte dell’attacco del vicepremier Matteo Salvini di non fare gli interessi italiani, il numero uno dell’Eurotower ha dovuto respingere le accuse opposte di un eurodeputato tedesco di avere favorito l’Italia con il Qe. “Non è vero, punto e basta”, si è difeso Draghi, perché “la Bce non ha fornito prestiti” ma “ha comprato i titoli sovrani in ogni Paese a seconda della chiave di sottoscrizione dei capitali della Bce, facciamo una politica monetaria in tutti Paesi, non in uno o in un altro”.

E, quindi, l’idea avanzata di mettere un limite ai pagamenti della Bce “sarebbe fatale” per l’esistenza della stessa Unione monetaria. Solo il proseguimento delle riforme, infatti, potrà far crescere il “ruolo internazionale dell’euro”: da qui l’invito di Draghi all’Europarlamento di concludere prima della fine della legislatura i lavori sul quadro delle regole Ue. In modo da essere “ben preparati” se “i rischi si materializzassero”.

(di Lucia Sali/ANSA)