Amarcord: Milillo, uno sciopero della fame che ingrassava

L'italo-venezuelano Milillo (d) in compagnia dell'allenatore Dugarte
L'italo-venezuelano Milillo (d) in compagnia dell'allenatore Dugarte

CARACAS – Lo sciopero della fame é uno strumento di lotta civile, un simbolo della battaglia non-violenta. Sono stati tanti i personaggi durante la storia che hanno usato questo strumento per difendere i suoi diritti, forse il piú famoso é stato Gandhi, nella sua vita partecipó a due famosi sciperi della fame.

In Venezuela, alcuni anni fa, ci fu un personaggio che ha emulato Gandhi, é stato il calciatore italo-venezuelano José “Pino” Milillo. Il giocatore merideño lo ha fatto nella stagione 1986-1987.

“Era il mese di dicembre. Ricordo che i dirigenti dell’Estudiantes de Mérida avevano pagato lo stipendio a tutti i calciatori venuti dall’estero, però a noi venezuelani no. A quei tempi, non c’era un’associazione che difendesse i diritti di noi calciatori. E così, per farli valere, abbiamo deciso di fare uno scipero della fame”.

I giocatori accademici si sono armati di pazienza e di materassini per dormire davanti alla sede del club biancorosso.

“Durante lo sciopero della fame si é avvicinato uno dei dirigenti della squadra, Amadís Cañizales Patiño. Lui ci ha consegnato una lettera dove appariva una cifra, noi appena abbiamo visto la cifra ci siamo emozionati ed abbiamo sospeso lo sciopero. Ma qual’é stata la nostra sorpresa? Uno dei compagni di squadra s’informó con un amico avvocato e scoprimmo che nel documento si diceva che noi dovevamo soldi al club e non il club a noi”.

Ma la parte comica di questa situazione é stata che durante lo sciopero della fame, che ha avuto una durata di 10 giorni, i calciatori creoli sono ingrassati. Vi chiederete: ma, com’é possibile?

“Mio padre (Raffaele, n.d.r.), come buon italiano, non ha permesso che noi stessimo con lo stomaco vuoto. Di sera, com’era dicembre, ci portava pan de jamón, pizze, panettone e focacce ed altre specialità che si preparavano nella nostra panetteria. I dirigenti ci vedevano e dicevano ‘questi ragazzi hanno le guance rosse e sono robusti. Sarà che sono ben allenati?’”

Fortunatamente, questa storia non ha avuto un finale tragico, ma é uno dei tanti casi in cui i giocatori sono rimasti, come si dice, ‘con una mano davanti e una dietro’ a causa dei mancati pagamenti del club.

(di Fioravante De Simone)

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