Auditel-Censis: oltre sei milioni le donne capofamiglia

Donna al lavoro: Oltre sei milioni le donne capofamiglia
Oltre sei milioni le donne capofamiglia

ROMA. – Italiani iperconnessi, estremamente attenti alla qualità quotidiana della vita e con case strapiene di elettrodomestici, device e (ancora) 43 milioni di televisori. Questo, in fondo, non stupisce. Ma quanto fossero le donne, sempre più sole, a portare avanti la famiglia italiana, dicono gli statistici, questo nessun rapporto lo aveva mai evidenziato in maniera così netta: 6,3 milioni di donne sono oggi capofamiglia in Italia, ovvero il 25,7% del totale. Oltre a tutte quelle che vivono in solitudine, 2,9 milioni sono in coppie con o senza figli, di cui ben 1,7 milioni assolvono da sole al ruolo di genitore.

Una straordinaria esperienza di esercizio di responsabilità femminile nel quotidiano, di poco si parla, e che ora emerge, numeri alla mano, nel primo Rapporto Auditel-Censis su Convivenze, relazioni e stili di vita delle famiglie italiane, presentato al Senato, alla presenza dei sottosegretari Claudio Durigon e Vittorio Crimi.

“Altro che quote rosa”, commenta il presidente del Censis Antonio De Rita, raccontando come “oggi la televisione ci guarda e vede molte cose. La famiglia tradizionale, tutto sommato regge ancora – dice – ma cresce la varietà delle coabitazioni. Tutte quelle donne capofamiglia modificano molto il profilo della società, mentre nel nostro immaginario, anche nella nostra rivelazione Istat, pensiamo ancora all’uomo a capo. Soprattutto – aggiunge – stiamo diventando un paese individualista, tutti legati a un mezzo soggettivo come lo smartphone. La rottura delle relazioni, dei valori e delle sedi in cui coltivarle, è il vero nodo della società italiana oggi”.

Fondato sulla Ricerca di Base Auditel, con 41 mila italiani intervistati 7 volte l’anno, il Rapporto racconta infatti di un’Italia sempre più single: 5,7 milioni coloro che vivono soli, cui si aggiungono 1,3 milioni di persone che dividono casa con parenti o altri con cui non hanno relazioni di coppia. In totale, 2,3 milioni le coabitazioni senza legami di parentela. Ma, in barba alla crisi, aggiunge il presidente dell’Auditel, Andrea Imperiali, “emerge anche una società in cui le case sono sempre più ricche di dispositivi, device, accessori, con gli italiani iperconnessi (49,6% ha la banda larga, ma con forte oscillazione territoriale e sociale ndr) ed estremamente attenti alla qualità quotidiana”.

Crescono ovviamente tutti i device digitali, con i cellulari presenti nel 95% delle case e sua eccellenza lo smartphone utilizzato sempre più in solitudine: 28 milioni di italiani non se ne stacca anche in notturna, fin nel proprio letto. Precocissimi i bambini: tra i 4 e i 10 anni, il 17,6 % ha il cellulare, il 24,2% utilizza un portatile, il 32,7% un tablet e il 49,2% è connesso al web. Ma a sorpresa la Tv non cede e anzi, complici le nuove smart tv, resta l’unico vero aggregatore familiare con oltre 43 milioni di apparecchi (97,1% delle case ne ha uno).

E se l’uomo è ancora il grande decisore negli acquisti per la famiglia (ma i figli si impongono nelle spese per i device informati), in qualche modo sopravvive quel vecchio detto di “mogli e buoi”: le donne, più degli uomini, fanno coppia con partner che abbiano professioni dello stesso livello, in una società che appare bloccata quasi per ceti.

“L’elemento fondamentale che purtroppo scaturisce – commenta il Sottosegretario alle Politiche sociali e al Lavoro, Claudio Durigon – è che abbiamo 6,3 milioni di donne che vivono e portano avanti una famiglia da sole. I device sono diventati un elemento distrattivo dalla famiglia. Mentre fa sorridere che la tv è forse l’unico strumento che unisce. Dati che fanno riflettere e per i quali dobbiamo mettere in campo azioni per un cambio di cultura”.

“Oggi viviamo nell’era del supermercato globale – aggiunge il sottosegretario all’Editoria e all’informazione Vito Crimi – Serve la banda larga, ma anche avviare un processo educativo sin dall’infanzia per recuperare quella socialità che si sta perdendo”.

(di Daniela Giammusso/ANSA)