Trump attacca la Cina all’Onu: “Interferisce sul voto”

Il palazzo di vetro, sede dell'Onu a New York.
Poi le minacce all'Europa sull'Iran

NEW YORK. – Un monito all’Europa “che vuole aggirare le sanzioni contro l’Iran” e un attacco frontale alla Cina su presunte interferenze nelle elezioni americane. E poi l’ennesima tirata contro il regime di Teheran che “sostiene il terrorismo e semina caos nella regione mediorientale”. Ancora una volta va in scena il Donald Trump contro tutti alle Nazioni Unite. O quasi tutti, visto che sulla Russia il tycoon non spende nemmeno una parola, tantomeno sulle intromissioni sul voto da parte di Mosca da tempo denunciate dagli 007 Usa.

Il giorno dopo il suo intervento davanti all’Assemblea generale dell’Onu, accolto nel gelo più assoluto dalla platea dei leader mondiali (e da qualche risatina sarcastica), il presidente americano presiede per la prima volta una riunione del Consiglio di sicurezza. E, Mosca a parte, non fa sconti a nessuno. Fino a provocare un’escalation delle tensioni con Pechino – già nel mirino dei dazi – che a qualcuno lascia intravedere l’inizio di una nuova guerra fredda.

Questo nonostante il tycoon continui a parlare di ottimi rapporti con il leader cinese Xi Jinping. “Abbiamo scoperto che la Cina interferisce e vuole intromettersi nelle nostre elezioni del 2018”, ha affermato Trump davanti ai membri del Consiglio di sicurezza, compreso il ministro degli Esteri cinese, spiegando come l’obiettivo di Pechino sia quello di danneggiarlo politicamente: “Loro non vogliono che io vinca perché sono il primo presidente di sempre che sfida la Cina sul commercio. Ma noi non permetteremo che ciò accada”.

Accuse gravissime, mai avanzate così direttamente e in un consesso internazionale così di massimo livello. Ma – notano i principali commentatori – non supportate da alcuna prova, con i responsabili per la sicurezza nazionale Usa che solo pochi giorni fa hanno escluso l’esistenza di indizi che facciano pensare a un sabotaggio cinese del voto.

Inevitabilmente dura la risposta di Wang Yi, il capo della diplomazia di Pechino, seduto poco distante da Trump. Ha definito quelle del presidente americano “accuse del tutto infondate e inaccettabili”: “La Cina non interferisce e non interferirà con le elezioni Usa perché la sua politica é quella di non intromettersi negli affari interni degli altri Paesi”.

Intanto a Pechino il governo continua a snobbare le richieste di Washington ma ha comunque deciso di tagliare dal primo novembre i dazi su oltre 1.500 prodotti importati, non è chiaro se tra questi ci sia anche il made in Usa. Quella rivolta da Trump all’Europa suona invece come una vera e propria minaccia, con il braccio di ferro col presidente francese Emmanuel Macron andato in onda anche tra i Quindici del Consiglio di sicurezza.

“Spero che l’Ue si comporti molto bene”, ha affermato il tycoon, con un chiaro avvertimento: “Chi aggira le sanzioni sull’Iran subirà serie conseguenze”. Pronta la risposta di Macron, che ha ribadito di non condividere quello che ha definito “il metodo Trump”: “La questione dell’Iran non si risolve con una politica di isolamento”, né dividendo il fronte occidentale.

Il presidente iraniano Hassan Rohani ha peraltro incontrato a margine dei lavori del Palazzo di Vetro anche il presidente del consiglio Giuseppe Conte: “Ha espresso sostegno all’accordo sul nucleare”, ha spiegato il leader di Teheran, rallegrandosi per il sostanziale “isolamento” del presidente americano all’Onu. Trump ha incontrato anche il premier israeliano Benyamin Netanyahu, annunciando che al massimo entro quattro mesi arriverà la proposta di pace della Casa Bianca e spiegando come la soluzione dei due Stati sembri “quella che funziona meglio”.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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