Bce: “Incertezza politica in Italia causa volatilità dello spread”

Vista dell'European Central Bank, Bce, a Frankfurt.
Vista dell'European Central Bank, ECB (R), a Frankfurt. EPA/MAURITZ ANTIN

ROMA. – L’Italia preoccupa la Banca centrale europea (Bce), che dopo le ripetute dichiarazioni di Mario Draghi torna sulla volatilità e lo spread riconducendoli all’incertezza politica a Roma. Un’osservazione che arriva mentre è alta la tensione con Bruxelles e riaffiorano dubbi sulla permanenza nell’esecutivo del ministro dell’Economia Giovanni Tria – visto dall’Europa come un argine alle spese fatte in deficit.

Già subito dopo le elezioni di marzo, Draghi aveva avvertito i membri più euroscettici della futura maggioranza che l’euro è “irreversibile”. Poche settimane fa una stoccata ancora più diretta, l’affermazione che le parole del governo hanno fatto “qualche danno” (facendo salire lo spread, ndr) e la Bce non è garante della possibilità dei Paesi di indebitarsi.

Nel documento pubblicato, la Bce osserva che “i differenziali sui titoli di Stato hanno mostrato un certo livello di volatilità, in un contesto caratterizzato dal perdurare dell’incertezza politica in Italia”. Una presa d’atto che denota l’apprensione, a Francoforte, per una serie di rischi che non riguardano solo la reazione immediata dei mercati.

Erano dirette anche all’Italia le parole di Draghi nella conferenza stampa del 13 settembre: “i Paesi con alto debito pubblico dovrebbero essere i primi a ricostruire riserve di bilancio. Altrimenti se abbiamo una nuova crisi non avranno alcuno spazio di manovra”.

Alla Bce si teme che politiche di bilancio pro-cicliche (allargare il deficit in una fase di crescita come quella attuale, che per l’Eurozona va avanti da cinque anni ormai) impediranno a paesi come l’Italia di fronteggiare – con una manovra anticiclica – la fase negativa del ciclo economico che prima o poi arriverà: nel 2020, secondo diversi economisti.

I segnali ci sono già tutti, con la crescita tedesca rivista in peggio oggi dagli istituti economici del Paese (1,7% per il 2018). Se l’Italia forza la mano sul deficit in questa fase di crescita, insomma, il timore è che così facendo si ‘mangi’ le risorse per stimolare l’economia quando potrebbe essercene più bisogno. Ma ci sono anche altre considerazioni dietro le apprensioni di Francoforte che riguardano un negoziato delicatissimo in corso.

Un’Italia che andasse al ‘muro contro muro’ con Bruxelles, a pochi mesi dal Consiglio Ue di dicembre che avrà in agenda importanti riforme, rischia di rafforzare la posizione dei Paesi del Nord, che vorrebbero inserire nel trattato Esm (quello che ha istituito il fondo ‘salva-stati’ che finanzierà il fondo di liquidazione delle banche) un meccanismo di ristrutturazione del debito che sarebbe insidiosissimo per l’Italia. Per non parlare dell’istituzione dell’Edis, l’assicurazione europea dei depositi bancari, cui la Germania vorrebbe affiancare la revoca del ‘rischio zero’ dei bond sovrani, cui molte banche italiane sono fortemente esposte.

Draghi, infine, sta portando avanti un’iniziativa per costituire un fondo europeo di stabilizzazione economica in grado di attutire, con risorse comuni, l’impatto delle fasi negative dell’economia. Un’iniziativa ambiziosa di per sé. Ma che diverrebbe velleitaria con un’Italia in aperto scontro con Berlino proprio sui temi di finanza pubblica.

(di Domenico Conti/ANSA)