Italia e Ue in collisione, ma il dialogo resta aperto

Il vicepremier Luigi Di Maio e i ministri del M5s si sono affacciati dalle finestre di palazzo Chigi per salutare il gruppo di manifestanti che stanno festeggiando davanti palazzo Chigi. "Ce l'abbiamo fatta", esultano.
Il vicepremier Luigi Di Maio e i ministri del M5s si sono affacciati dalle finestre di palazzo Chigi per salutare il gruppo di manifestanti che stanno festeggiando davanti palazzo Chigi. "Ce l'abbiamo fatta", esultano. ANSA/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI/FILIPPO ATTILI

BRUXELLES. – L’aggiornamento del Def con la revisione al rialzo del deficit a 2,4% non lascia più dubbi in Europa sulla direzione presa dall’Italia: non solo sono saltati tutti i patti sui conti pubblici fatti negli anni scorsi con il Governo precedente, ma si sono dissolte nel nulla anche le promesse del ministro Tria degli ultimi mesi.

Bruxelles ha ricevuto il guanto di sfida, ma non intende aprire lo scontro: “Non abbiamo interesse a una crisi tra la Commissione e l’Italia”, ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici, che in un’intervista di prima mattina alla tv francese Bfm ha voluto fare il punto sulla situazione italiana per non lasciare dubbi sulla posizione dell’Ue.

E’ stato proprio Moscovici a illustrare nel dettaglio che cosa deve aspettarsi ora l’Italia, a quali conseguenze va incontro non rispettando le regole e soprattutto quali rischi corre. La prima considerazione che il francese vuole fare è che “quando un Paese si indebita, si impoverisce”.

E ne spiega il motivo: “Se gli italiani continuano a indebitarsi, cosa succede? Il tasso di interesse aumenta, il servizio del debito diventa maggiore. Gli italiani non devono sbagliarsi: ogni euro in più per il debito è un euro in meno per le autostrade, per la scuola, per la giustizia sociale”. Inoltre, rilanciare l’economia quando si è indebitati, “si ritorce sempre contro chi lo fa, ed è sempre il popolo che paga alla fine”.

Ora che ha di fronte un Paese che “verosimilmente” peggiorerà il suo deficit strutturale, a differenza della Francia che pure alza il deficit nominale ma migliora il saldo al netto del ciclo e delle una tantum, Bruxelles ha di fronte “diverse risposte”.

Escludendo la prima, cioè che i numeri vengano accettati senza rilievi, restano la seconda, cioè aprire un dialogo con Roma per chiedere modifiche specifiche anche in corso d’anno, oppure la terza, cioè rigettarla in toto e chiederne una nuova. “E’ una possibilità che esiste nei nostri testi, e che non si è mai verificata finora”, ha precisato Moscovici lasciando però aperte tutte le opzioni. Inclusa quella delle sanzioni, che scatterebbero se il Governo italiano non cedesse.

“Non sono nello spirito da sanzioni, non lo sono mai stato”, ha però chiarito il commissario, intenzionato a far ragionare i gialloverdi. “Farò in modo, nel mio dialogo con le autorità italiane, che l’Italia resti nello spirito comune”, perché “pacta sunt servanda, le regole vanno rispettate, e queste regole non sono stupide: se il debito sale creiamo una situazione instabile”.

Un concetto condiviso anche dal vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, che lunedì all’Ecofin in Lussemburgo proverà a convincere Tria del pericolo che corre il Paese lasciando galoppare il suo deficit. Il problema non è solo il giudizio della Commissione Ue, ma anche quello dei partner dell’Eurogruppo che devono validare le decisioni di Bruxelles. E l’Olanda già parla chiaro, con il premier Mark Rutte che si dice “molto preoccupato” dal bilancio italiano.

Sul fronte politico, invece, se il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani la definisce una “manovra contro il popolo”, e il presidente dei socialisti e democratici Udo Bullmann giudica il Governo “irresponsabile”, a favore si schierano esponenti della sinistra radicale (Gue) e dei conservatori (Efdd), di cui fa parte il Movimento 5 stelle.

(di Chiara De Felice/ANSA)

Lascia un commento