Vicepremier a Tria: “Difendi la linea”. Ma aprono a correzioni

Il vertice a Palazzo Chigi sulla manovra e sulla nota di aggiornamento al Def. Partecipano il premier Giuseppe Conte, i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il ministro dell'Economia Giovanni Tria, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, e i viceministri all'Economia Laura Castelli e Massimo Garavaglia.
Il vertice a Palazzo Chigi sulla manovra e sulla nota di aggiornamento al Def. Partecipano il premier Giuseppe Conte, i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il ministro dell'Economia Giovanni Tria, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, e i viceministri all'Economia Laura Castelli e Massimo Garavaglia. Roma, 2 Ottobre 2018, ANSA/UFFICIO STAMPA PRESIDENZA CONSIGLIO DEI MINISTRI

ROMA. – La linea va difesa con forza in Europa, a maggior ragione dopo gli attacchi “pregiudiziali” subiti. E’ il messaggio che i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini portano al ministro dell’Economia Giovanni Tria, nel gabinetto di guerra convocato a Palazzo Chigi. La difesa della linea si punta su due pilastri: deficit 2019 al 2,4% e avvio da subito di quota 100 e reddito di cittadinanza.

Ma per rispondere al rischio di bocciatura immediata della manovra in Ue, Lega e M5s danno al ministro un appiglio: si garantirà la discesa del debito, anche con la disponibilità ad abbassare il deficit per il 2020 e il 2021 sotto la previsione iniziale del 2,4%. Un appiglio che sembra aver aperto un primo serio dialogo con il ministro del tesoro.

Dopo essere rimasti spiazzati dal rientro anticipato del ministro dal Lussemburgo, la preoccupazione politica è anzitutto ‘blindare’ la tenuta del ministro, che è anche tenuta del governo di fronte a partner e istituzioni europee. “La linea non cambia e abbiamo bisogno che tu faccia argine – è la richiesta a Tria – Noi ti faremo scudo”.

L’unità del governo, spiegano più fonti, è una moneta da spendere anche sui mercati. E la disponibilità – al di là dei toni di battaglia – a dare garanzie sulla tenuta dei conti nel prossimo triennio, sembra dunque fare breccia, dopo giorni ad altissima tensione, nelle perplessità del ministro dell’Economia. Ma i numeri del Def restano fino all’ultimo un problema: la preoccupazione, in mattinata, è sopra il livello di guardia anche tra i parlamentari.

“I mercati possono piegarci”, è il refrain in Transatlantico. Anche perché, a sera, il testo del documento economico è ancora un mistero, un foglio che viene scomposto e ricomposto, tanto che fonti M5s spiegano che ce ne sarebbero almeno due versioni. Definire le ‘tabelle’, i numeri chiave di deficit, debito e crescita, è un obiettivo che ci si è prefissi entro la nottata, per arginare l’emorragia all’apertura dei mercati di domani.

Sul tavolo della riunione c’è un numero che, al di là delle dichiarazioni, spaventa: lo spread a 302. L’altro numero chiave, che Di Maio blinda, è quello del deficit al 2,4% per il 2019. Come uscirne? L’ipotesi su cui si lavora anche nel vertice serale è ritoccare al ribasso le cifre del deficit/Pil nel 2020 e 2021, per garantire l’impegno al calo del debito. E questa potrebbe non essere l’unica cessione dei gialloverdi agli eurocrati e ai mercati: si studiano anche tagli alla spesa, a partire da quella dei ministeri, se la crescita non sarà quella programmata nel Def.

Ma dove e come tagliare, a vertice concluso tuttavia non viene messo ancora nero su bianco, segno che i nodi sono tutt’altro che sciolti. E’ l’aspetto politico, tuttavia, a stare a cuore a Di Maio e Salvini. I due arrivano a Palazzo Chigi poco dopo le 17 ma il vertice ufficiale inizia quasi un’ora dopo. Possibile, anche se fonti di governo non lo confermano, che tra i due leader ci sia stato un ultimo scambio, anche per chiarire i dubbi che, ancora in queste ore, emergono dalla Lega sul reddito di cittadinanza.

I cinque stelle notano che Salvini continua a non citarla nelle sue dichiarazioni ma Di Maio non può e non vuole cedere: si deve partire dal 2019, al massimo ad aprile. La nottata sarà ancora di lavoro, ma il M5s è ottimista di poter andare a difendere nelle piazze le misure bandiera della manovra.

(di Serenella Mattera e Michele Esposito/ANSA)

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