Nubifragi e mancata cura del territorio, morti per pioggia

Uomini del Soccorso Alpino alla ricerca di superstiti nel torrente Raganello.
Uomini del Soccorso Alpino alla ricerca di superstiti nel torrente Raganello. ANSA/ FRANCESCO ARENA

CATANZARO. – Torrenti e corsi d’acqua che improvvisamente si trasformano in vere e proprie trappole mortali. Molto spesso anche con il concorso colposo dell’uomo. In Calabria, terra storicamente segnata dalle alluvioni, sono soprattutto le fiumare – canali naturali secchi d’estate ma che possono riempirsi improvvisamente con le prime piogge – ad avere segnato in negativo cronaca e storia della regione.

Solo un mese addietro nelle gole del Raganello, gonfiate dall’acqua del torrente omonimo ingrossato a causa di un improvviso temporale verificatosi a monte della località, si è materializzata l’ultima tragedia, che ha provocato la morte di dieci persone, una guida e nove escursionisti.

Ma solo qualche settimana prima, nel vibonese, si era sfiorato il dramma per una bomba d’acqua che aveva colpito alcune aree dei comuni di Parghelia, Tropea, Joppolo e Nicotera, costringendo intere famiglie a lasciare le loro abitazioni. Salvo scoprire, come spiegato poi dalla Protezione civile regionale, che alcuni corsi d’acqua, sfoghi naturali, risultavano tombati.

Niente di nuovo purtroppo. Nel 2006 proprio la zona di Vibo Valentia era stata colpita da un nubifragio che provocò quattro morti, tra cui un bambino. Più recentemente, nel 2015, ad agosto, è stata la volta dell’alto Ionio Cosentino, piegato da un un nubifragio che sconvolse i canali adiacenti al torrente Fellino, tra Rossano e Corigliano. Non ci furono vittime, ma gravissimi danni materiali.

Ancora prima, nel settembre del 2000, a Soverato, i morti furono 13, travolti dalla furia delle acque del torrente Beltrame che sconvolse l’ultimo giorno di vacanza nel camping “Le Giare” di un gruppo di disabili e dei loro accompagnatori dell’Unitalsi. Di una delle vittime, Vinicio Caliò, non venne mai trovato il corpo. E solo quattro anni prima, il fiume Esaro, a Crotone, cresciuto a dismisura, dopo ore di pioggia intensa, si trasformò in killer. In quella circostanza si contarono sei morti.