Spese pazze in Liguria, la procura chiede ventuno condanne

Matteo Salvini, Edoardo Rixi e Giovanni Toti a Genova.
Matteo Salvini, Edoardo Rixi e Giovanni Toti a Genova. (Foto LaPresse - Valerio Andreani)

GENOVA. – I controllori non controllavano e così i partiti si facevano rimborsare spese che istituzionali non erano. Non c’era, nel periodo tra il 2010 e il 2012, un controllo da parte della commissione della Regione Liguria né tantomeno dei singoli capigruppo. E per questo che l’allora capogruppo della Lega Edoardo Rixi, più altri ex ed attuali consiglieri, vanno condannati.

Per l’attuale viceministro delle Infrastrutture, che in caso di condanna a più di tre anni rischia di essere sospeso per la legge Severino, il procuratore aggiunto Francesco Pinto ha chiesto la condanna a tre anni e quattro mesi. “Non commento questi fatti. In questo momento mi sto occupando del Decreto Genova e delle imprese della Val Polcevera”, si è limitato a dire Rixi.

Per l’accusa i consiglieri regionali si sarebbero fatti rimborsare con soldi pubblici, spacciandole per spese istituzionali, cene, viaggi, gite al luna park, birre, gratta e vinci, ostriche, fiori e biscottini. In alcuni casi, sempre secondo l’accusa, venivano consegnate ricevute che erano state dimenticate da ignari avventori. In altri venivano modificati gli importi a mano. Per un ammontare di diverse centinaia di migliaia di euro.

Le pezze giustificative, molto spesso, si riferivano a periodi festivi: Natale, Capodanno, Pasqua e Pasquetta, 25 aprile e primo Maggio. Giorni “sospetti” per svolgere attività istituzionale. Le accuse, a vario titolo, sono di peculato e falso. “Si faceva il gioco delle tre carte – ha detto il pm Pinto nella sua requisitoria – per esempio facendo rimborsare i viaggi dei collaboratori spacciandoli per propri. In questo modo si risparmiava non assumendo i collaboratori, ma si arrivava a usare fondi pubblici per retribuzioni”.

Per tre il procuratore aggiunto ha chiesto l’assoluzione, mentre le richieste di condanna riguardano tutti i partiti, di centrodestra e di centrosinistra. “Premesso che questa è la richiesta e non è la condanna, e nel caso ci sono anche tre gradi di giudizio, comunque una richiesta così forte mi fa male perché ho mille difetti ma credo di aver operato sempre nella massima trasparenza”, commenta Matteo Rosso, attuale capogruppo di FdI in Consiglio regionale. Per lui la procura ha chiesto una delle condanne più alte: tre anni e sei mesi.

“Certamente non mi sono arricchito con la politica, anzi: quando ho potuto ho sempre aiutato chi aveva bisogno – continua Rosso – Per parte mia, anche se certamente sono avvilito, continuerò a impegnarmi con il solito impegno e con la mia solita determinazione”.

Tra gli indagati per i quali la procura di Genova ha chiesto la condanna c’è anche Francesco Bruzzone, già presidente del Consiglio regionale e attuale parlamentare. Per lui la richiesta è di due anni e tre mesi. Nell’elenco tra gli altri anche Marco Melgrati, attuale sindaco di Alassio per il quale sono stati chiesti due anni e sei mesi. Due atti e tre mesi per Gino Garibaldi, ora sindaco di Zoagli.

(di Laura Nicastro/ANSA)