Un’onda Verde sull’Ue, gli ambientalisti avanzano

Ludwig Hartmann e Katharina Schulze leader dei Verdi tedeschi festeggiano il risultato del voto verde in Baviera.
Ludwig Hartmann e Katharina Schulze leader dei Verdi tedeschi festeggiano il risultato del voto in Baviera. EPA/PHILIPP GUELLAND

BRUXELLES. – Un’onda verde attraversa l’Europa. Le elezioni in Baviera, Lussemburgo e Belgio disegnano una nuova mappa politica nella geografia del continente, confermando la crisi che investe i partiti tradizionali e ponendo un freno all’ascesa dei sovranisti e dei nazionalismi di estrema destra.

E’ questa in sintesi la fotografia del voto di ieri, che ha premiato gli ecologisti filo-europei e la loro battaglia per i temi ambientali togliendo tuttavia ancora più ossigeno ai socialisti, in caduta libera un po’ ovunque. Oltre ad esultare in Baviera, i Verdi hanno trionfato a Bruxelles alle amministrative facendo breccia nei 19 comuni della capitale belga, mentre ad Anversa, feudo storico degli indipendentisti fiamminghi, sono riusciti addirittura a raddoppiare il risultato. Alle elezioni in Lussemburgo poi, già presenti nella coalizione di governo, hanno guadagnato tre nuovi seggi, ottenendo oltre il 15%.

“Ieri un’onda verde ha toccato la Baviera, il Belgio e il Lussemburgo”, gongolano i co-presidenti del Partito dei Verdi europei Monica Frassoni e Reinhard Butikofer, ponendo l’accento sulle “proposte credibili” portate avanti. Una vittoria anche grazie a “leadership credibili e plurali”, precisano, che hanno spinto sul “protagonismo politico delle donne e su un europeismo intransigente ma riformista”.

Adesso si guarda con più ottimismo alle europee dell’anno prossimo. Secondo Frassoni, “c’è uno spazio politico” per riorganizzare la presenza del movimento ecologista anche in Italia: “Stiamo dialogando con diverse forze politiche” poiché anche da noi esiste una “coscienza” verso le tematiche ambientali “che sta crescendo e che la sinistra ha colto molto poco, a partire dal Pd”.

Con un andamento altalenante e diversificato da Paese a Paese, i Verdi negli ultimi anni sono riusciti a centrare ottimi risultati, soprattutto nel centro-nord dell’Europa, dalla Finlandia all’Olanda, parallelamente al tonfo sempre più marcato dei partiti socialdemocratici (in Baviera ieri hanno pressoché dimezzato i voti).

Ad attrarre gli elettori la “presa di coscienza della situazione ambientale, l’accento sulle tematiche sociali, come il mondo della scuola e dell’educazione, ma anche quello delle imprese e delle start up” impegnate nella transizione ecologica ed energetica, spiegano al Partito verde europeo. Altro cavallo di battaglia le posizioni “meno ambigue” assunte in questi anni sui migranti, sulla riforma di Dublino e su Frontex per “cercare di trovare soluzioni più costruttive e non retoriche”.

Altro asso nella manica la presenza femminile, “storica” per i Verdi, per avere posto al centro dei loro programmi i “temi del femminismo, della parità di genere e della lotta contro le molestie”. Tra i volti più conosciuti, oltre alla leader Katharina Schulze in Baviera, Ska Keller, copresidente del gruppo Verdi-Ale al Pe e l’eurodeputata Judith Sargentini, la donna che ha incastrato Orban, ovvero l’autrice del report sulle violazioni dello stato di diritto in Ungheria approvato dal Parlamento europeo. Adesso si punta a Berlino, quando il 25 novembre si decideranno i due Spitzenkandidaten per la Commissione europea. La regola è avere almeno una donna nel tandem. La battaglia è appena iniziata.

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