Manovra: parte il confronto con l’Europa tutto in salita

Il ministro dell'Economia Giovanni Tria, ill ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, e il commissario europeo Pierre Moscovici. Manovra
Il ministro dell'Economia Giovanni Tria, il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, e il commissario europeo Pierre Moscovici. (ANSA/AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)

BRUXELLES. – E’ una partita che l’Italia per ora si gioca sola contro tutti quella a cui è stato dato il calcio d’inizio con l’invio alla Commissione europea della bozza della manovra per il 2019. Un documento che a Bruxelles, dietro le quinte, viene definito “molto generico” perché “ci sono tabelle con cifre ma non dettagli su come saranno strutturate le misure previste”.

Juncker, raccogliendo a modo suo l’invito di Mario Draghi ad abbassare i toni del confronto, ha voluto lanciare un ‘segnale di speranza’ sulla possibilità e sulla necessità di trovare un’intesa che scongiuri uno scontro dall’esito imprevedibile. E lo ha fatto mettendo in evidenza che molti partner dell’Eurozona, se non tutti, sono pronti a scatenare l’attacco dei loro ministri delle Finanze contro Bruxelles (e l’Italia) se si mostrerà troppo indulgente con Roma.

Già colpevole, ai loro occhi, di aver presentato un documento che viola le regole Ue e gli impegni sottoscritti nei mesi scorsi. “Nessuno governo, tra quelli dei Paesi dell’area euro, si è finora espresso in favore della manovra”, fa notare chi segue da vicino il dossier. Il vertice europeo di mercoledì e giovedì potrebbe essere l’occasione, per i leader Ue, per rompere il silenzio.

Ma i segnali che arrivano da Berlino e da Parigi, pur preoccupate per la strada imboccata dall’Italia, fanno capire che per ora tocca alla Commissione gestire la patata bollente. Qualche giorno fa è stata Nathalie Loiseau, ministra francese per gli affari europei, a dire chiaramente che “non tocca a noi dare lezioni all’Italia dopo aver avuto per anni un deficit oltre il 3%”. Una posizione ribadita da fonti dell’Eliseo.

Chi non la vede così è invece il premier olandese Mark Rutte, che ha fatto sapere di voler esprimere tutte le sue perplessità a Conte quando lo incontrerà al vertice. In silenzio sono rimaste finora, e non solo per motivi politici, anche Spagna e Portogallo, che da poco hanno ritrovato la strada della crescita. Pure la Grecia tace, salvo lamentarsi per gli effetti negativi che l’instabilità dei mercati sta avendo sulle banche elleniche.

“C’è poi un altro problema di fondo”, avvertono alcuni osservatori. I movimenti populisti del Nord (come l’Afd tedesca, la destra austriaca, gli xenofobi olandesi) hanno una posizione ancora più dura sui conti pubblici. E sono pronti ad andare all’attacco dei rispettivi governi se questi si mostrassero troppo indulgenti con l’Italia.

In ogni caso il conto alla rovescia ha preso il via. A Bruxelles si scommette che la Commissione, per non essere accusata di turbative di mercato, per dare il suo verdetto aspetterà che si pronuncino prima (il 26/10) le agenzie di rating. Ma già giovedì e venerdì prossimi il commissario Pierre Moscovici sarà a Roma per una serie di incontri esplorativi e informativi che dovrebbero includere una tappa irrituale al Quirinale per un colloquio con Mattarella.

(di Enrico Tibuzzi/ANSA)